Giovanna d’Arco nacque il 6 gennaio 1412 da famiglia contadina nel villaggio di Domrémy nella Francia occupata dagli Inglesi. All’epoca era in corso una tragica guerra civile (la Guerra dei cent’anni) tra i Borgognoni, appoggiati dagli Inglesi invasori, e i Lealisti, fedeli al principe ereditario Carlo.

La piccola Giovanna si dimostrò subito molto religiosa e misericordiosa con i bisognosi. Da ragazza cominciò a sentire voci soprannaturali, divine, celesti. Una le chiese di adoperarsi per riportare la pace nel Paese combattendo in prima persona contro gli invasori.

Prima cosa, doveva liberare dall’assedio la strategica città di Orleans.

Abbandonato il villaggio natale, Giovanna, vestita da uomo, raggiunse la corte di Carlo VII, gli riferì della sua missione divina. Il Principe le credette e le affidò un esercito.

Ella  scrisse subito una lettera, in “nome di Dio”, agli assedianti perché tornassero a casa firmandosi “Pulzella”.  Ottenuto un secco rifiuto, marciò verso Orleans; accolta con grande entusiasmo, l’ex pastorella, nonostante fosse ferita, condusse i suoi alla vittoria. Era il 1429, aveva solo 17 anni ed era già una leggenda.

Un’altra voce le chiese di far incoronare re il principe Carlo nella cattedrale di Reims occupata dagli Inglesi.

La Pulzella vinse diverse battaglie e compì la misssione. Il principe Carlo VII fu consacrato e incoronato re dei Francesi.

Mancava Parigi. Decise, nonostante l’assenza di voci divine suggeritrici, di conquistarla ma a sorpresa fu sconfitta. Dio l’aveva abbandonata o aveva bisogno di un bagno di umiltà?

Un’altra voce predisse la sua cattura, ma lei non si scoraggiò e continuò a combattere in attesa che si compisse il destino.

Nel 1430, nella strenua difesa di Compiègne, venne catturata e imprigionata definitivamente a Rouen.

Nel gennaio del 1431 cominciò, presso il Tribunale dell’inquisizione, filo inglese, il processo senza un avvocato difensore. L’accusatore fu un accanito Pierre Cauchon e Giovanna fu imputata di eresia e stregoneria, reati frequenti nel medioevo.

Gli accusatori ripetevano la domanda: "Come ha fatto una giovane e semplice pastorella a diventare capo di un esercito vincente se non in accordo con satana?".

I maltrattamenti, però, non fiaccarono il morale e non riuscirono a estorcerle alcuna confessione; l’eroina francese respinse l’accusa di essere una strega e tenne testa a tutti gli uomini di legge che la interrogarono per mesi; rispose sempre a tono e nessuna prova di eresia fu dimostrata. Cauchon però trovò il modo di farla giudicare e condannare al rogo perché in passato si era vestita da uomo. Giovanna, presa dal panico per l’atroce fine imminente, crollò e rinnegò tutto, anche le voci divine. La pena di morte venne revocata e tramutata nell’ergastolo.



La prigione fu terribile, i suoi carcerieri, certi che non fosse una strega, abusarono di lei. Giovanna allora si vestì da uomo, ritrattò la precedente confessione falsa e confermò le voci celesti. Riprocessata, fu dichiarata eretica e condannata ad essere arsa viva con il capo rasato. Bruciò dimostrando una calma assordante e spirò invocando Gesù. Era il 30 maggio 1431.

I francesi continuarono, nel suo nome, la guerra, sconfissero gli Inglesi e la pace “scoppiò”. Re Carlo fece riesaminare il processo alla presunta “strega”, la sentenza favorevole fu di nullità e la pulzella d’Orleans venne riabilitata.

Successivamente Giovanna d’Arco divenne patrona di Francia e fu proclamata santa nel 1920 da Papa Benedetto XV.