La vestaglina, la veste da camera, "è l'uniforme della mamma", mi spiega Marjolein Wortmann, artista olandese che della vestaglina e delle infinite declinazioni, ha dedicato un intero lavoro.

La vestaglina di cui parliamo qui non c'entra niente con lo "scappa letto" degli anni '50 che le madri siciliane cucivano per la dote matrimoniale, è l'esatto opposto, serve per lavorare in casa, è di cotone.

Marjolein si trasferisce a Palermo 14 anni fa, non ha una ragione precisa, veniva dalla Colombia dove aveva dipinto e lavorato per 13 anni, qui gestisce un B&B che si chiama Arte e ha una terrazza sui tetti del Cassaro.

"L'arte - mi spiega - è il mio pretesto per stare nei posti, per dare un senso e rendere necessaria la mia ricerca, mi affascina scoprire come le culture si contaminino fra di loro".

La vestaglina ha la funzione di preservare, di rendere riconoscibile, indossabile, il suo ruolo: è una mamma nell'esercizio delle sue funzioni. La vestaglina rimane per questo un accessorio irrinunciabile e non solo in Sicilia, anche nell'area mediterranea, in città come Tunisi e Siviglia. L'artista che reinventa le vestagline, con applicazioni, colori, simboli come bavaglini, boxer da uomo, bamboline stile barbie, e altri feticci familiari.

Fra le opere della Wortmann spicca la vestituta, una vestaglia che si mischia con la tuta.

L'unico capo d'abbigliamento che rischia di strappare alla vestaglia l'assoluto dominio, infatti, è la tuta.

Il catalogo di vestagline e djelaba della Wortmann, che è in tutto e per tutto una pseudo rivista intitolata Mama's con modella in copertina, si conclude con l'head line: "la vestaglina, la moglie e la macchina non si prestano a nessuno".

La Wortmann lavora adesso a una serie di Madonna con la pasta e ad analizzare un altro legame, che promette sviluppi interessanti: quella della mamma mediterranea con il suo figlio maschio.