Leonardo DiCaprio manca l'Oscar, per l'ennesima volta. Questa volta a soffiargli l'ambito premio è stato l'eccezionale Matthew McConaughey di "Dallas buyers club". Una premessa. Perché, nel giorno di Matthew McConaughey, scrivere un inno alla gloria di DiCaprio? Perché a noi, che siamo nati nei primissimi anni '90, Leonardo DiCaprio ricorda l'infanzia. Perché eravamo piccoli quando il visino delizioso di Jack Dawson si stagliò per sempre nell'immaginario collettivo, sulla nave più tragica e romantica di sempre. Una sorta di Romeo e Giulietta del '900, un'Anna Karenina "on the sea" che è rimasto nel cuore di tutti, compresi i più snob che arricceranno il naso.

Noi, quindi, siamo un po' cresciuti con lui e, oggi, contiamo con orgoglio le sue prime rughe, consci che forse è ancora più bello e interessante di un tempo, dopo una carriera straordinaria alle spalle.

Leonardo DiCaprio: come è nato il mito

Il divorzio dei genitori, una forma di disturbo ossessivo-compulsivo. Un nome nato dalla leggenda Da Vinci: la madre stava guardando un quadro del genio italiano quando un pargolo, nella sua pancia, diede dei calci. Da qui Leonardo DiCaprio. In pochi, forse, sanno che un agente gli aveva consigliato, all'età di dieci anni (all'epoca delle serie televisive), di adottare lo pseudonimo di Lenny Williams. Di Caprio era giudicato poco attraente per le case di produzione.

Leonardo, il ritardato di "Buon compleanno, Mr. Grape" (1994), il Rimbaud di "Poeti dall'inferno" (1995), il rubacuori di "Titanic" (1997), l'Amsterdam Vallon di "Gangs of New York" (2002), il Frank Abagnale Jr. di "Prova a prendermi", il compulsivo Howard Hughes di "The aviator" (2004), il Billy Costigan di "The departed" (2006), il marito devastato di "Revolutionary road", il pazzo di "Shutter island", l'uomo intrappolato nei sogni di "Inception", il sadico schiavista Calvin Candie in "Django", il misterioso Gatsby nell'adattamento cinematografico dell'opera di Fitzgerald e infine il Jordan Belfort dell'ultimo capolavoro di Scorsese, "The wolf of Wall Street".

Leonardo DiCaprio e l'ambiente

Ne parla con sincera passione ad ogni intervista. Ha creato documentari, è consigliere del Wwf Usa, si sposta con la bicicletta o con una Toyota Prius (auto ibrida), vive in un appartamento sostenibile con pannelli solari, pare si lavi poco (due volte a settimana), ha una fondazione, la Leonardo DiCaprio Foundation.

Un milione di euro per la ricostruzione di Haiti, tre per le tigri (contro il bracconaggio in Nepal), animali a rischio estinzione. Segue da vicino questa passione, non limitandosi a prestare l'immagine.

Leonardo DiCaprio, altre curiosità

Niente yacht o fuoriserie, ma una passione smodata per le giacche. "Per me sono come le scarpe per le donne". Adora immergersi nell'acqua, "è un'esperienza straordinaria, è come essere disconnessi dalla terra". Ma nel 2006 ha rischiato di morire, durante le riprese di "Blood diamond". Stava facendo immersione con un gruppo animalista in Sudafrica e ha avuto un incontro ravvicinato con un grande squalo bianco, entrato nella sua stessa gabbia. "Sono sopravvissuto, ma basta alle cose estreme".

E adora l'arte, soprattutto quella contemporanea. "Non ne posso fare a meno". Infine, è attivista per i diritti gay e nella primavera scorsa è diventato uno dei finanziatori della Glaad, associazione che promuove l'immagine Lgbt nei media.