"È uno scandalo, è uno scandalo" urlavano 20 anni fa dalla platea di Cannes alla proiezione di "Pulp Fiction". Era il 1994 e il regista uno semi sconosciuto italo-americano Quentin Tarantino, 31 anni appena, il più giovane rappresentante della New Wave americana, che si portò a casa una Palma d'Oro, il Presidente della Giuria, Clint Eastwood e con lui gli altri giurati non ebbero alcun dubbio, Tarantino per primo portò sul grande schermo la massima espressione di mix tra atrocità e comicità, mescolando generi, melodramma, criminale, grottesco, e Pulp Fiction diventerà un cult.

Nonostante le polemiche all'uscita del film nelle sale per le scene di violenza e le raffiche di parolacce il film è un successo, alla fine incasserà oltre 213 milioni di dollari a livello mondiale. Il film fu premiato a Cannes ma non dall'Accademy, fu candidato in sette categorie, ma Tarantino e Roger Avary dovettero accontentarsi del Premio per la sceneggiatura originale, fu l'anno di Forrest Gump, che fece incetta di Oscar. Tarantino, regista sicuramente talentuoso, con la capacità, la genialità e la fantasia di scomporre temi e figure, mescolando ironia e sadismo, inducendo nello spettatore contemporaneamente spiazzamento, raccapriccio e risate. Pulp Fiction è una fantastica commedia nera di risate e sangue, omicidi e battute, brutalità e buffoneria, nel film si intrecciano quattro storie con struttura "circolare", nel senso che la storia va avanti e indietro tornando sempre all'inizio.

Due rapinatori, assaltano un ristorante, Vincent Vega e Jules (rispettivamente John Travolta, la cui carriera fu clamorosamente rilanciata, protagonista con Uma Thurman di una delle scene cult del film in cui la star di "la febbre del sabato sera", si reinventa come ballerino sulle note di "you neve can tell" di Chuck Berry e Samuel Jackson), sono due killer molto particolari, meditabondi e crudelissimi; poi c'è Butch (Bruce Willis), un pugile che bara in un incontro, per vincere le scommesse, e Harvey Keitel nella parte di Mr.

Wolf, l'uomo che risolve i problemi, e Mia (Uma Thurman), moglie del boss di Vincent. Il titolo Pulp Fiction si rifà alla narrativa popolare americana sul crimine degli anni '30, ai "Pulp Magazine", corrivi stampati su cartuccia e venduti a poco prezzo. Pulp Fiction è una sintesi di tutti i possibili luoghi comuni e tic del Cinema noir e thriller, e insieme ne è una strabiliante, irridente reinvenzione.

Tarantino a proposito del suo film disse: "nella realtà la violenza è parte integrante del nostro paesaggio esistenziale; è qualcosa che ti circonda e che continua a crescere, come gli alberi, è un processo costante di cui all'improvviso vedi i risultati. Nei film, è una scelta estetica come tante altre. Come il genere comico o quello musicale, può piacere o non piacere questione di gusti, non di moralità" Pulp Fiction dopo 20 anni fa ancora parlare di se, è rimasto unico nel suo genere, ha ridisegnato i confini del cinema in termini di narrazione, struttura, dialoghi, imprevedibilità, colonna sonora.