Il Colosseo è uno dei simboli dell'Italia nel mondo, ma è stato usato come una cava di materiali per 1500 anni. Oggi che un noto imprenditore si è anche voluto impegnare per ristrutturarlo, abbiamo cercato di ripercorrere la storia all'indietro per scoprire l'origine dell'attuale situazione di decadenza dell'Anfiteatro Flavio.
Lo scempio della grandiosa opera architettonica è iniziato nei primi anni del 500 d.C. su ordine di Teodorico. Il sovrano goto voleva usare i vecchi monumenti proprio come cave. E poi non approvava le stragi di animali durante gli spettacoli, l'ultimo autorizzato fu nel 523 d.C..
A raccogliere subito la sua eredità fu la Chiesa romana che, soprattutto dalla seconda parte del Medioevo a fine '700, saccheggiò l'imponente opera architettonica. «Nel biennio 1461-1462 - scrive l'archeologa Ada Gabucci - sui registri dei pagamenti pontifici appare costantemente la formula 'a cavar marmi a coliseo'». Per centinaia di anni il papa di turno vendeva i pezzi del Colosseo ai Barberini, ai Frangipane e alle altre grandi famiglie nobiliari che dominavano la città. E qualcuno si seccava pure se le vendite calavano: «Nel 1362 - sottolinea Gabucci - il vescovo di Orvieto, Egidio di Albornoz, inviò una lettera a papa Urbano V lamentando la scarsità di richieste di acquisto delle pietre del Colosseo».
Per un lungo periodo la vera e propria cava impiantata all'Anfiteatro venne affidata alla Confraternita del Santissimo Salvatore ad sancta santorum, ma direttamente dal Senato: la proprietà del Colosseo non fu sempre dell'Amministrazione cittadina, solo per alcuni periodi. Il servizio venne svolto benissimo: i soldi guadagnati dai religiosi vennero riconsegnati alla città che per riconoscenza regalò loro un terzo della struttura. Così i romani ebbero di che costruire il Palazzo dei Conservatori sul Campidoglio. I confratelli invece avevano acquisito una proprietà vendendo i materiali degli altri. Uno scherzo da prete che li portò a gestire la cava dalla seconda metà del 1300 fino al 1700.
E un altro aspetto interessante di questo saccheggio è che i pontefici continuavano a dichiarare, a volte anche per iscritto, legale la vendita solo dei pezzi di Colosseo caduti da soli. Ma anche qui c'è il trucco secondo alcuni storici. Rossella Rea ha descritto come il sistema di escavazione prevedesse di assottigliare i muri progressivamente, perciò era sufficiente una debole scossa per ottenere tonnellate di materiali da vendere legalmente. «Il Colosseo non crolla - ha scritto la studiosa - viene a più riprese smontato nel corso del Medioevo». Tra una scossa e l'altra vennero rimossi metalli e tutti gli altri materiali dell'immensa struttura.