Un altro clamoroso colpo al baraccone di Expo 2015. Un'operazione che ha coinvolto duecento membri della Guardia di Finanza ha portato in manette imprenditori e politicanti per una presunta nuova Tangentopoli. Alcune facce note come Antonio Rognoni di Infrastrutture Lombarde e altri nomi notissimi come quelli di Primo Greganti, che si fece un nome rifiutando di collaborare con il pool di Mani Pulite, e Gianstefano Frigerio, già segretario Dc finito in carcere anni addietro.

Tante le curiosità, come il valore della mazzetta che oggi pare sia dello 0,8% e non del più del 5% (vorrebbe dire che anche tra i delinquenti la crisi si sente), ma resta la tristezza generale del quadro.

Un'altra grande opera e occasione per tutto il Paese è stata trasformata in un grande banchetto in cui tutti dovevano avere la loro fetta. C'è un appalto per aprire le vie d'acqua o per costruire le abitazioni per le delegazioni in visita? Perché non cercare di trarne profitto chiedendo la tangente? Questi sono due degli appalti all'attenzione delle Fiamme Gialle, ma chissà quanto verrà fuori ancora.

Intanto anche in città qualcuno inizia ad accorgersi che non va tutto bene. Luca Beltrami Gadola, erede di una grande famiglia milanese e coscienza critica della sinistra al caviale che regna sulla città ha emesso le prime sentenze. Su Arcipelago Milano ha scritto un editoriale più depresso che deprimente: lui ci credeva in Expo 2015, questa è la sintesi, ma ormai si intravede la seria possibilità che vada tutto in vacca.

Troppe storture, sia nella gestione che negli aspetti teorici.

Tutto è già seriamente compromesso secondo Gadola, ma c'è ancora una flebile speranza a cui aggrapparsi. Non vuole arrendersi ai fatti sotto gli occhi di tutti: una volta di più la nostra classe dirigente ha dimostrato che quando parla di 'grandi occasioni' sta pensando già a come riempirsi il portafoglio. Se anche questa volta il baraccone pericolante reggerà forse la manifestazione aprirà davvero il prossimo anno. Se no gli anni bui sono appena cominciati.