'La mafia è una montagna di merda'. Basterebbero queste poche parole per ricordarlo, lui, Peppino, Peppino Impastato. Figlio di Luigi, nato a Cinisi, da una famiglia mafiosa, tutti erano mafiosi tra i suoi, lo zio, il padre, anche il cognato del padre era mafioso, tale Peppe Manzella.

Noto per le sue attività di denunce verso la malavita siciliana, denunce verso le cosche mafiose, mafia che lui, Peppino, non poteva vedere. Sin da ragazzo litigò col padre e andò via da casa dove intraprese una carriera spinta verso la radio, il cinema, la politica ed il giornalismo.

Già, Peppino non c'entrava niente con la vita a stampo mafioso. Fondò il giornalino 'L'idea socialista'. Attraverso la 'radio Aut' denunciava i crimini, i delitti e gli affari delle cosche di Cinisi e di Terrasini.

Il suo essere estroverso lo portava a prendersi gioco dei mafiosi sempre tramite la radio sul programma 'Onda libera', Peppino sorrideva alla vita. Ma la notte tra l'8 e il 9 di maggio del 1978 lo ammazzarono. Fecero credere che si fosse trattato di suicidio, ma quella morte col suicidio aveva poco a che fare. Era in piena campagna elettorale per un posto in consiglio comunale, i suoi concittadini, noncuranti della sua morte, per tenere vivo il ricordo di Peppino le elessero ugualmente consigliere comunale.

Il 5 marzo 2001 giustizia è stata fatta: Vito Palazzolo fu riconosciuto come mandante dell'agguato fu condannato a trent'anni di carcere. Tano Badalamenti fu condannato all'ergastolo. Proprio 'u zu Tanu, quello che viveva a cento passi da casa sua, cento passi.