Ieri è ci ha lasciati Umberto Eco. All'età di 84 anni, nella sua abitazione è morto uno dei più grandi intellettuali italiani. Nato nel 1932 ad Alessandria, fondatore del Dipartimento della Comunicazione di Milano (dove verrà esposta la sua salma nel corso di un rito civile presso il Castello Sforzesco) e dal 2008 professore emerito di Studi Umanistici presso l'Università di Bologna, è autore di Libri fondamentali per la letteratura italiana come "Il nome della Rosa", "Il pendolo di Foucault" e "Il cimitero di Praga". Una vita dedicata alla cultura, sempre in difesa della lingua Italiana e della bellezza del nostro paese, il suo successo planetario con oltre 15 milioni di copie vendute gli hanno garantito anche ben 40 lauree honoris causa.
Il cordoglio del mondo della Politica
Ad esprimere vicinanza soprattutto ai familiari dello scrittore è il primo ministro Matteo Renzi:"Umberto Eco è stato un esempio straordinario di scrittore, intellettuale e saggista mondiale ed europeo. La sua capacità di descrivere il passato, interpretareil presente e prevedere il futuro ne fanno una scomparsa ancora più grave per il nostro paese".
Una voce lontana dai social, che definì:"Valvola di sfogo per imbecilli"
Negli ultimi anni il professore aveva portato avanti una "battaglia", condivisa con molti intellettuali italiani. I social media come Facebook, Twitter e tutti questi grandi mezzi di comunicazione non avrebbero fatto altro che permettere a chi non è in grado, o che non ha modo, di parlare e di esprimere la propria opinione.
Se l'obiettivo dei social media può essere in parte nobile, la critica di Eco è sempre stata netta e totale:" La tv aveva promosso lo scemo del villaggio al quale lo spettatore si sente superiore. Il dramma di internet è che ha permesso allo scemo del villaggio a portatore di verità". Un'analisi dura ma che trova fondamento in una nuova realtà sociale che ha rivoluzionato tutto, dal modo d'informarsi alla capacità di estrapolare ed interpretare (e discernere) le bufale di internet dalle verità.