Paola Campetella, architetto, esordisce con ilsaggio “Qui nacque l’Europa”, edito da GB EditoriA. Un'opera che da uncontributo all’iniziativa dell’attuale Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che il 30 gennaio scorso si è recato nell’isola di Ventotene accompagnato dal Ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, e dal Governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, in occasione del trentennale della morte di Altiero Spinelli. L’intenzione concreta è quella di trasformare l’ex carcere dell’isola di Santo Stefano nella foresteria dove formare l’élite della classe dirigente che governerà l’Europa nei prossimi decenni.

“Siamo qui per dire che l’Europa non può essere solo un grigio dibattito tecnico sui vincoli, ma deve tornare a essere un grande sogno… Il grande ideale dell'Europa ha bisogno di essere rilanciato e serbato per un nuovo avvenire” ha detto Renzi.

L’origine del saggio

Il binomio Ventotene - Santo Stefano non può essere certo scisso: Ventoteneè un luogo simbolo “degli uomini liberi”, con il Manifesto di Spinelli, Rossi, Colorni; Ilcarcere borbonicoè invece un luogo significativo,in quanto vi furono rinchiusi non solo facinorosi, ma anche uomini di spessore culturale e civile. Esso rappresenta il luogo simbolo dei diritti negati. Ambedue costituiscono quindi una lezione di vita e una testimonianza per tutti i cittadini europei: l’emblema della speranza per un futuro migliore.

Questo spiega il motivo del titolo del saggio, disponibile ora in libreria.

Il contenuto

L’autrice analizza il capolavoro dell’anonimo ingegnere napoletano Francesco Carpi, partendo dalla condivisione del termine ” e affonda la sua analisi dal punto di vista tipologico, descrivendo lo schema strutturale e le organizzazioni dello spazio del carcere stesso.

Offre un metodo di studio dell’architettura esistente che può essere esteso a qualsiasi edificio. Svela i segreti attuati dal genio di Carpi, che ha saputo fondere i principi illuministici del panottico con la struttura teatrale del San Carlo di Napoli invertendo i ruoli tra spettatori ed ergastolani, tra attori e sentinelle.

Offre una lettura singolare dell’architettura carceraria, proponendo una serie di testimonianze di chi ci visse e di chi trascorse solo alcuni momenti come cronista.

L’atmosfera incantevole di Santo Stefano

L’isoletta di Santo Stefano circondata da un mare blu intenso, a tratti verde, con il suo carcere borbonico, in uso fino al 2 febbraio 1965, è ancora testimone di un’epoca e di una struttura che hanno molto da dire e da insegnare. Il carcere non è un luogo da dimenticare e colpevolizzare, ma è memoria del passato ed esempio di edilizia carceraria e gestione della prigione.Il carcere di Santo Stefano è stato abbandonato per molto tempo. "Ecco", dice l’autrice, “Ora non resta che scoperchiare nuovamente il vaso di Pandora per far uscire la speranza e dare una seconda possibilità a quello che si definisce mero gioiello architettonico.

La cittadella carceraria di Santo Stefano.”È un saggio ricco di immagini e tavole progettuali, che permettono di vedere lo stato di fatto e la proposta dell’autrice che abilmente affronta il discorso energetico rispettando le direttive del P.I.V. (Piano Integrato per Ventotene) e proponendo un uso intelligente dell’edificio nelle varie stagioni dell’anno.