Secondo giorno della Festa del Cinema di Roma. Il protagonista assoluto di venerdì 14 ottobre non è presente, ma si percepisce benissimo nell’aria. È Edward Snowden, un ragazzo di trentatré anni che, nel 2013, ha compiuto un atto coraggioso e amorevole verso se stesso e la propria patria, gli USA. La sua storia è finita sui giornali e i telegiornali di tutto il mondo, e attraverso gli organi di informazione ha trovato conferme.
Nessuno prima di Edward Snowden aveva avuto il coraggio di rivelare al mondo intero che il governo americano, nel caso specifico sotto la presidenza di Barack Obama, spia tutti. Dai politici agli amici, dalle persone comuni ai nemici. Nel 2013 Snowden compie un grande passo per un ragazzo di ventinove anni, e lo fa con una lucidità disarmante. A suo sostegno solo una regista e due giornalisti inglesi; lo stretto necessario per rendere una dichiarazione pubblica e diretta. "Citizenfour", questo il titolo del documentario di Laura Poitras che racconta il momento reale della rivelazione che Snowden, da un albergo di Tokyo, fa al mondo intero.
Un documentario divenuto premio Oscar l’anno successivo.
A soli due anni da tale riconoscimento, un premio Oscar in carne ed ossa porta nuovamente in sala la storia di Edward Snowden. Il regista di "JFK" e "World Trade Center", ovvero il gigantesco Oliver Stone, professionista di classe e intelligenza, di denuncia e di oggettività. "Snowden", il titolo del suo film, è una biografia del giovane; il percorso che lo porta alla consapevolezza di non voler vivere tenendo dentro di sé un segreto così grande e soffocante.
Snowden passa in breve tempo dall’essere membro dei servizi segreti americani a "nemico" dello Stato. Stone mostra le debolezze e le prime incertezze di un uomo appassionato di informatica e codici, innamorato così tanto del suo Paese, da volerlo "servire" a tutti i costi, nella buona e nella cattiva sorte, ma sempre dalla parte degli onesti.
A circa tre anni dalle agghiaccianti dichiarazioni, Edward Snowden vive a Mosca con la sua compagna. La Russia lo ha accolto come rifugiato e non lo consegna al governo americano. Gli Stati Uniti d’America gli negano il permesso di rientro a casa, e se lo facesse sarebbe sottoposto ad un processo "privato" e nascosto, come previsto dal regolamento della legge relativa allo spionaggio. Oliver Stone, nel suo film, aggiunge una parte in più alla storia, facendo conoscere al grande pubblico la semplicità e al tempo stesso la grandezza del gesto di Edward Snowden. In pochi - se non nessun altro - renderebbero pubblico un segreto di Stato così importante.
Durante la preparazione del film "Snowden", lo stesso Stone, non fiducioso nei confronti del governo americano, ha preferito chiamare il suo progetto con un titolo ufficioso e impossibile da ricollegare a questa vicenda, "Sasha", e ha attraversato l’oceano per iniziare le riprese e chiudere il montaggio. "Lavoravo per il governo, ora lavoro per la gente", è un noto commento dello stesso Snowden, che forse solo la pubblica opinione può "giudicare" se si tratta di un traditore o di un eroe.