Se pensavate di aver già conosciuto completamente dal punto di vista musicale la cantante statunitense, vi sbagliavate di grosso. Gaga, con il suo quinto album in studio, esplora spazi sonori in cui prima di allora non si era ancora cimentata, catapultandoci in quei meandri malinconici tipici dei brani degli anni ’80, e strizzando, qua e là, l’occhio al country western. Che sia camaleontica non c’è nessun dubbio: già da tempo ci ha dimostrato di sapersi muovere bene sia nel pop, sia nel jazz. Eppure nessuno si sarebbe aspettato un passaggio del genere: addirittura il grande pubblico ambiva ad un illuso ritorno alla straordinaria era The Fame, in cui singoli come Poker Face e Bad Romance erano praticamente ovunque, destinati a diventare tormentoni eterni.

Ma Lady Gaga guarda avanti, alzando le spalle alle classifiche e alle opinioni della critica: dopotutto, chi valuta ancora la bravura del cantante in base alle vendite, non ha capito proprio nulla di musica. Inoltre ha già dimostrato in passato di sapersi conquistare il panorama musicale con uno schiocco di dita: i risultati che ha conseguito durante le sue prime due ere musicali, molti cantanti li possono vedere soltanto con il binocolo, vendendo più di 20 milioni di dischi con i soli primi due album ed accumulando premi prestigiosi che le hanno permesso l’accesso all’olimpo in cui risiedono le più grandi popstar di tutti i tempi. Non solo: Lady Gaga ha profondamente cambiato la concezione di musica, e ha rivoluzionato l’immaginario collettivo del nuovo millennio ibridando musica dance ed elettro-pop con aspetti come la moda e i grandi show da palcoscenico.

Non a caso già a pochi anni dal suo debutto è stata paragonata a Madonna, per molti ritenuti la regina del pop.

Diversa dalle "altre"

All’apice del suo successo, Lady Gaga poteva benissimo scegliere di continuare a sfornare musica basata sul pop puro, orecchiabile e commerciale, che le avrebbero garantito la conferma del ruolo leader nel panorama musicale (come molte sue colleghe hanno di fatto eseguito…).

Eppure ha deciso di cambiare rotta, e catapultarsi prima in un lavoro controverso, dai molti sottovalutato, e che, ad onore di cronaca, fu un sonoro buco nell’acqua (sto parlando di Artpop, ovviamente), ma durante l’era colorata ed eccentrica di Applause, Gaga era già proiettata in un altro progetto, che le avrebbe ripulito l’immagine e le avrebbe permesso di vincere il suo ennesimo Grammy.

Cheek to Cheek è un album interamente jazz, cantato in collaborazione con Tony Bennet e che venne fortemente innalzato dalla critica per aver permesso di far conoscere anche ai più giovane un genere ormai morente e ghettizzato.

Joanne

Personale. Strabiliante. Commovente. Un po’ folk. Un po’ country. Questo è il quinto album di Lady Gaga. Inaugurato dal singolo perfect illusion, in cui il pop incontra felicemente sonorità più inerenti al rock, il resto dell’album tradisce invece l’umanità della cantante, lontana anni luce dall’eccentricità e dalla stravaganza che ci ha abituati nel corso degli anni. Quando ascolti Joanne è come se ti mettessi a nudo davanti allo specchio, spogliandoti di tutte quelle maschere che ti sei costruito negli anni, per capire invece finalmente chi sei, ed immergendoti in suoni di un passato che molto probabilmente nemmeno Gaga stessa ha vissuto, ma che suonano così maledettamente nostalgiche e perfette al giorno d’oggi.

Incredibile come all’epoca delle grandi tecnologie e degli enormi avanzamenti, anche una cantante come Lady Gaga abbia avuto il bisogno di estraniarsi un attimo, e creare un gioiellino che risalta solamente la sua voce e le corde di una chitarra. In un mondo in cui si è sempre alla ricerca di certezze, ancora molti non sono pronti ai cambiamenti repentini che distinguono cantanti come Lady Gaga, ed è per questo che la carriera che sta costruendo, a volte considerata bizzarra e senza senso, sarà riconosciuta sicuramente in futuro. Dopo tutto è questo, quello che fanno le vere leggende.