La cornice prestigiosa dei Musei Vaticani ospita dal 24 novembre al 28 febbraio uno dei più grandi artisti mai esistiti: Rembrandt Harmens-zoon van Rijn (1606-1669).

Un dialogo tra cristianesimo e protestantesimo

Tale retrospettiva è frutto di un’esclusiva collaborazione tra Santa Sede, Ambasciata di Svezia e Regno dei Paesi Bassi. L’apertura è avvenuta alla presenza della sovrana Silvia di Svezia e della principessa Beatrice dei Paesi Bassi, poiché cinquanta delle opere in mostra provengono dal Museo svedese di Zorn, mentre il quadro “L’uomo orientale con il turbante” è stato ceduto temporaneamente per l’allestimento dalla collezione Kramer di Amsterdam.

Andres Zorn (1860-1920), pittore svedese impressionista, è stato un grande amatore e collezionista di Rembrandt, in particolare il corpus da lui acquistato vanta centinaia di acqueforti e stampe. Il curatore dell’evento Arnold Nesselrath con la partecipazione del direttore del museo svedese Johan Cederlund hanno organizzato magistralmente l’iter espositivo negli appartamenti di Pio V, accanto alle stanze di Raffaello e alla Cappella Sistina. Una scelta significativa quella di aprire il dialogo all’etica protestante da parte del cuore della cristianità. A monito della volontà di papa Francesco di instaurare un ponte con altre confessioni religiose, questa mostra stigmatizza una nuova apertura verso questo atteggiamento di tolleranza.

L'imago di un artista

Nato da un mugnaio benestante a Leida nel 1606, egli ha fornito con il suo eccellente apporto artistico uno specchio del sentire dell’epoca, il Secolo d’oro olandese. Un artista come Rembrandt è effigie del l’anima protestante diffusa, per l’esattezza si suppone facesse parte della frangia mennonita della setta anabattista.

Il suo credo pervade tutte le opere, dai quadri alle incisioni, ma la sua arte risulta essere talmente grandiosa da superare barriere linguistiche o religiose. La luce e le ombre delle sue opere rivelano luminosità e sfumature dell’intelletto, di un mondo interiore, di un misticismo senza barriere che commuove l’animo dello spettatore.

La sua poetica è intrisa di uno spiritualismo misto a un intento moralistico, tipico dell’iconografia fiamminga, mai esente da pragmatismo e insegnamenti di vita. L’abilità di Rembrandt nel riprodurre il vero, con un’intensità estrema, velata da una sottile ironia, raggiunge l’apice nelle sue incisioni dove la cura nei particolari è magistrale.

La consolatio degli afflitti in mostra

A tal proposito in questa esposizione gli spettatori potranno, attraverso delle lenti d’ingrandimento a loro disposizione, cogliere tutte le sfumature delle opere in mostra e apprezzarne la perfezione artistica. E’ possibile osservare da vicino la nota “Stampa dei cento fiorini”(1648-1649); a seguire stampe di carattere biblico come “L’adorazione dei pastori”, “Adamo ed Eva”, “Abramo e Isacco”, “Gesù al tempio”, “Gesù e la samaritana”.

Una preziosa mostra che si inserisce nel dialogo interreligioso, iniziato da papa Francesco il 31 ottobre nella cattedrale svedese di Lund, in cui l’arte diviene strumento e simbolo di pacificazione, di integrazione da differenti seminati.