palazzo spada, nel cuore di Roma, ospita fino al 9 gennaio prossimo un’opera di Jacques Dumont, la natività, a suggello del patto tra spazi museali italiani e stranieri. Il Musée Condé di Chantilly dona in prestito gentilmente questo quadro del pittore francese, denominato “Le Romain”, per il suo soggiorno giovanile nella capitale. L’evento è patrocinato dal polo museale del Lazio, introdotto da Edith Gabrielli e curato da Adriana Capriotti che sottolinea l’assetto multiculturale dell’iniziativa, nel senso di un interesse di più ampio respiro per le contaminazioni inter-museali italiane e straniere.
Vita e stile di Jacques Dumont
Jacques Dumont (1704-1781) si staglia quale uno dei rappresentanti del sentire settecentesco francese. Costui risente dell’influenza stilistica italiana poiché trascorre gli anni giovanili nella capitale, assorbendo stimoli e accogliendo l’atmosfera “neoclassica” predominante. La sua indole introversa lo porta a una rielaborazione individualista e personale del comparto pittorico italiano, prediligendo la ritrattistica e i soggetti storici.
Suo padre è stato pittore di corte del Duca di Lorraine, trasferendogli un’espressività tipica di un certo accademismo, sebbene egli rivisiterà questa eredità connotandola della sua peculiarità personale. Accolto come un membro dell’Accademia Reale di Pittura e Scultura con l’opera Ercole e Onfale, egli si dimostra critico di alcuni eccessi di scolasticismo dilaganti nell’ambiente.
Il progetto Ospiti della Spada
Questa iniziativa, denominata Ospiti della Spada, ha origine nel 2016 con l’intenzione di relazionare diversi musei tra loro facendo dialogare le opere contenute. In questo caso la scelta è virata sulla natività di Jacques Dumont, presente al Museo Condé di Chantilly. Un esempio di compenetrazione stilistica nata dall’influenza italiana subita dal pittore francese durante il suo soggiorno.
Difatti è nettamente presente l’impronta della Natività di Carlo Maratta nell’impianto compositivo e coloristico, sebbene l’autore francese dimostri una maggiore disinvoltura nelle tinte utilizzate.
Un progetto espositivo che merita attenzione sia per la qualità dell’intento promulgato, quale un maggior dialogo tra musei, sia per l’opera preposta al pubblico, che fornisce un’immagine efficace dello spirito settecentesco, come “connubio franco-italiano”.