Aurelio Alonzi (20 anni) - Giacomo Cerasani (27 anni) - Angelo Cipriani (44 anni) - Ezechiele Di Giammatteo (38 anni) - Tullio Di Matteo (20 anni) - Antonio Forsinetti (39 anni) - Giuseppe Forsinetti (13 anni) - Franco Gallese (21 anni) - Pasquale Ciangoli (40 anni) - Luigi Giffi (18 anni) - Alfredo Lustri (28 anni) - Alessandro Palumbo (16 anni) - Domenico Palma (55 anni) - Antonio Pontesilli (19 anni) - Bernardo Raniero (17 anni) - Mario Ricci (45 anni) - Alfonso Rosini (43 anni) - Loreto Rosini (40 anni) - Giuseppe Rulli (31 anni) - Innocenzo Serafini (53 anni) - Mario Sorgi (23 anni) - Fernando Stati (34 anni) - Emilio Stirpe (32 anni) - Giovanni Tiburzi (25 anni) - Luigi Volpe (31 anni).

In questa lista di nomi è racchiusa, indelebile, una pagina di storia d’Italia e del territorio marsicano, anch’esso teatro dell’occupazione nazista tra il 1943 ed il 1945: 25 uomini identificati, su un totale di 33 Martiri, vennero catturati, fucilati e gettati in una fossa dalle truppe tedesche. Era il 4 giugno 1944, giorno della Liberazione di Roma da parte degli alleati. A pochi giorni dall'arrivo delle truppe inglesi nel territorio, i tedeschi in ritirata presenti nella Marsica decisero di intraprendere una spietata caccia ai fuggitivi, un ultimo feroce rastrellamento.

In quel periodo la zona era sottoposta a continui bombardamenti aerei, che portarono i contadini e gli allevatori del luogo a cercare riparo per sé e per il bestiame tra gli alberi delle montagne circostanti.

I 33 uomini (gente comune, per lo più pastori), furono trovati tra i pascoli della “Cunicella”, nel territorio di Luco dei Marsi, e portati verso un sentiero che arriva alla stazione di Capistrello. Sul piazzale antistante la ferrovia, 33 uomini innocenti vennero messi in fila e brutalmente uccisi a colpi di fucilate. I cadaveri furono trovati crivellati, senza vestiti, privi di oggetti personali e documenti di identificazione, all’interno di una fossa che si era creata, nei pressi della stazione, in seguito alle bombe lanciate dagli alleati contro i tedeschi in ritirata.

A causa delle tragiche condizioni di alcuni corpi al momento del ritrovamento, solo per 25 cadaveri fu possibile l’identificazione.

L’Eccidio di Capistrello rappresenta un tragico capitolo della nostra identità, di una storia italiana che tra il 1939 ed il 1944 ha visto partire i suoi giovani uomini per il fronte, combattere contro la tirannia nazi-fascista, morire uomini, donne e bambini in nome di un grande ideale, di un amor patrio che mai deve essere ignorato o dimenticato nella realtà odierna.

È proprio grazie a quella resistenza, a quel prezzo di libertà pagato dai nostri martiri, che oggi godiamo di tre capisaldi fondamentali per la vita di ognuno: libertà, democrazia, dignità.

Sul luogo della strage di Capistrello si trova il Sacrario dedicato alle vittime dell’eccidio, un monumento sul quale sono state incise le seguenti parole commemorative: “Il 4 giugno in questo luogo, fulminati dal piombo nazista, dileguarono nella luce del martirio 33 giovani”. Nella stessa area vengono ricordati dal comune di Capistrello anche i “cittadini che lottarono per l’Italia libera e democratica: Antonio di Benedetto, Antonio Di Felice, Cesare Orsini (croce di guerra-medaglia di bronzo-medaglia d’argento), Quirino Palleschi (medaglia d’argento), Quirino Stati (comandante del nucleo partigiano)”.

Una speciale menzione d’onore viene dedicata anche a Pietro Masci, il diciannovenne del posto accusato insieme ad un altro giovane di aver rubato alcune sigarette e della cioccolata ad un sergente tedesco; per questo fu arrestato, seviziato, mutilato degli organi genitali ed ucciso.

Il 25 maggio del 2004 il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha insignito il comune di Capistrello della Medaglia d'oro al Merito Civile con la seguente motivazione: “Piccolo centro della Marsica, nel corso dell’ultimo conflitto mondiale fu oggetto della cieca ed efferata rappresaglia delle truppe tedesche in ritirata che trucidarono trentatré suoi concittadini inermi e fucilarono, dopo una straziante tortura, un giovane diciannovenne.

Fulgido esempio di spirito di sacrificio e di amor patrio”. Da ogni nome posto sui tanti monumenti ai caduti emerge la memoria di tutte le vite spezzate dalla barbarie nazi-fascista.

Ebbene, al cospetto della nostra storia, delle nostre radici, del sangue versato e della testimonianza di chi ha dato la propria vita per la nostra vita, l’invito è quello di recarsi a leggere quei nomi, a rivivere nel cuore e nella mente quelle storie, a non perdere mai di vista il dono prezioso che ci è stato fatto, la bellezza dell’esistenza e della Liberazione.