Anni drammatici della Storia d'Italia. Ci sono voluti decenni per conoscerne tutti gli aspetti, per ricostruirne singoli episodi, per riscoprirne i protagonisti, alcuni dei quali finiti nell'oblio. L'Italia repubblicana e democratica, 72 anni dopo. Un Paese procreato in quegli anni bui, che videro gli italiani combattere su fronti opposti. Sono trascorsi 72 anni esatti da quel 25 aprile del 1945, giorno in cui l'Italia si liberava dal giogo del nazifascismo, anni trascorsi in maniera inesorabile nel corso dei quali tanti testimoni sono progressivamente scomparsi, obbedendo alle leggi del tempo.

Le celebrazioni servono a preservare la memoria, ad evitare che venga inquinata da tentativi distorti di revisionismo. Oggi si ricordano anche altri italiani, quelli che sono morti 'dalla parte sbagliata', caduti in nome di qualcosa in cui avevano fermamente creduto. Morti coerenti che meritano certamente più rispetto di coloro che, nel momento della sconfitta, hanno tentato la fuga o si sono eclissati tra la gente. Ma sebbene i morti siano tutti uguali, sono diverse le ragioni per cui si muore e l'Italia di oggi è figlia della resistenza e di tutti coloro che hanno perso la vita per la libertà e la democrazia.

La Resistenza 'dimenticata'

I meriti dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia sono molteplici.

Nata con lo scopo di riunire gli ex combattenti della Resistenza, l'ANPI si è evoluta per resistere al tempo e trasmettere la memoria di quegli anni alle nuove generazioni. Costitutita nel 1944 a Roma, oggi conta 120 mila iscritti ed oltre 800 sedi in tutto il Paese. La sezione provinciale di Trapani è nata nel 2011 e non l'abbiamo scelta a caso.

Trapani è una città di frontiera, bagnata da due mari, dove inizia o finisce l'Italia. Un territorio che non ha vissuto direttamente la Resistenza, così come il resto della Sicilia. Ma in realtà, sono stati tanti i siciliani che hanno combattuto nelle brigate partigiane, così come ci conferma il presidente dell'ANPI di Trapani, Aldo Virzì.

"Soltanto dalla provincia di Trapani sono circa 400 i nomi accertati di partigiani che hanno combattuto al nord del Paese - spiega - e questa riscoperta è stata resa possibile grazie al grande lavoro del nostro presidente nazionale, Carlo Smuraglia. Il Meridione, contrariamente a ciò che è stato storicamente tramandato per anni, ha dato un contributo importante alla Liberazione e, tra le regioni del Mezzogiorno, la Sicilia (con circa 2.600 combattenti, ndr) è quella che ha dato il contributo più ampio alla Resistenza. Un aspetto che rafforza ulteriormente il significato del 25 aprile come ricorrenza che unisce tutti gli italiani".

I tentativi di revisionismo storico

Negli ultimi anni sono state gettate ombre sulla lotta partigiana, una sorta di revisionismo storico relegato comunque ad una parte politica piuttosto limitata.

"Una parte di italiani vorrebbe in qualche modo disconoscere la storia - prosegue Aldo Virzì - ed il significato del 25 aprile. Nell'Italia di oggi esistono ancora sacche di mentalità fascista, testimoniata da associazioni come CasaPound che nulla hanno a che vedere con una società democratica e con lo spirito e ed il valore stesso della Costituzione". Relativamente al 'lato oscuro' della Resistenza, da parte dell'ANPI non esiste alcun tentativo di negazione. "Sono brutte storie, certamente da condannare, ed hanno visto protagonisti alcuni partigiani. In guerra esistono atrocità da ogni parte e noi non neghiamo assolutamente questi accadimenti. Ma si tratta comunque di singoli episodi: considero pertanto vergognoso che per questo si voglia stravolgere la Storia.

La Resistenza è stata la guerra di un popolo che si è ribellato alla dittatura ed i criminali, riconosciuti da svariate sentenze dei Tribunali, hanno nomi precisi e sono tutti fascisti e nazisti. Dispiace, in particolare, che qualche giornalista alla ricerca di una notorietà da tempo sopita, si sia piegato a questo gioco di revisionismo distorto".

Le polemiche romane

Ad alimentare qualche polemica sulle celebrazioni del 25 aprile c'è stata la presa di posizione del Comitato ebraico di Roma che ha scelto di non prendere parte al corteo. La decisione è scaturita dalla presenza di esponenti filo-palestinesi tra i manifestanti. "Motivazione pretestuosa - è il parere del presidente dell'ANPI di Trapani - e comunque limitata al corteo di Roma. Credo si voglia speculare su questi piccoli episodi per screditare in qualche modo il nostro lavoro. Il Comitato ebraico di Roma si è autoescluso, altri rappresentanti ebraici in altre città non lo hanno fatto. Da parte dell'ANPI c'è sempre stato e ci sarà sempre il massimo rispetto verso cittadini che hanno pagato un prezzo altissimo durante la guerra e che hanno dato un enorme contributo alla Resistenza".

La crescita dell'estrema destra

Gli anni passano e la Storia, talvolta, si ripete anche se in versioni conformi ai tempi correnti. La crescita esponenziale di una destra estremista e xenofoba in Europa è piuttosto emblematica in tal senso. "La destra di oggi non è paragonabile a quella nazista o fascista - sottolinea Aldo Virzì - ma è pericolosa, anche se in maniera diversa rispetto agli estremismi storici. Questa destra è più subdola perché si traveste da democrazia, contrariamente a quanto avveniva un tempo. Il suo successo elettorale è colpa dei partiti tradizionali, la sinistra in particolare, che hanno svilito il loro ruolo. La società di oggi è diversa, la classe operaia che rappresentava lo zoccolo duro dell'elettorato di sinistra non è più quella di un tempo. La politica non ha saputo dare risposte adeguate, ha perso la capacità di parlare alla gente, non ha compreso che i tempi stavano rapidamente cambiando".

Il ruolo dell'ANPI

Se parte della politica tradizionale è anacronistica, è lecito chiedersi quale contributo possa dare l'ANPI nel portare avanti tematiche importanti, ma lontane nel tempo rispetto ai giorni nostri, con i partigiani combattenti che, ovviamente, sono sempre meno. "Da qui la decisione storica, in atto ormai da diversi anni, di aprire le nostre sezioni a tutti i cittadini maggiorenni che condividono i nostri ideali. Tra i soci oggi ci sono tanti giovani, il cui compito è quello di non disperdere l'eredità della Resistenza. I tempi cambiano, le persone cambiano, gli ideali restano. Sugli ideali della lotta partigiana si fonda ancora oggi la nostra Costituzione, l'eredità più importante che ci ha lasciato l'Italia del 25 aprile. E per difendere questa eredità abbiamo combattuto anche noi, lo scorso 4 dicembre".