'Non siamo mica gli Americani' ... ma talvolta sappiamo fare di meglio. Anzi, è certamente lui a saper fare di meglio e per celebrare i 40 anni di una straordinaria carriera, è addirittura entrato in maniera indelebile nella storia della musica. Magico, unico, irripetibile Modena Park: il concerto di Vasco Rossi al Parco 'Enzo Ferrari' di Modena ha stabilito un record mondiale: nessun artista aveva mai richiamato 220 mila spettatori paganti. Tre ore e mezza di musica, un viaggio lungo quattro decenni: dal 1977 al 2017, dagli anni dei sogni e delle utopie a quelli delle illusioni virtuali.

In mezzo un'unica certezza, la musica di Vasco, il suo messaggio essenziale, diretto allo stomaco come un pugno, graffiante e trasgressivo. Benedetta sia la trasgressione del rock, quella che abbatte i beceri moralismi ed ha contribuito a cambiare il mondo. Ma il messaggio del 'Blasco', con la stessa pura e semplice spontaneità, è anche un messaggio d'amore, una carezza così dolce da far 'vivere una favola'.

Un viaggio lungo due generazioni

Al Modena Park è stata costruita la città di Vasco, 220 mila abitanti uniti da una sorta di liturgica adorazione. Una folla oceanica e variopinta: quella degli 'anta' che hanno conosciuto il primo Vasco, che ricordano le sue esibizioni al Festival di Sanremo, che hanno collezionato i suoi dischi in vinile come tesori preziosi.

Ma c'erano anche tantissimi giovani, quelli che l'artista modenese pur con tanti capelli bianchi in più ha saputo catturare. Cantano i suoi successi più recenti, ma cantano con uguale ardore 'Allbachiara' e 'Vita spericolata'. Il popolo del Komandante abbraccia due generazioni, riunite in quello splendido colpo d'occhio che resterà impresso a lungo nelle menti di chi lo ha visto dal vivo, ma anche di chi ha seguito lo speciale su Rai Uno condotto da Paolo Bonolis o era presente in uno dei 197 cinema italiani o nei palasport dove il concerto è stato trasmesso integralmente.

C'e stato un tempo per saltare ed urlare, ma anche per commuoversi. Un turbinio di emozioni che, in fondo, è lo specchio della vita. E sul palco si sono dati il cambio anche due generazioni di musicisti. Vasco ha voluto con sé i suoi compagni di viaggio, oltre la sua attuale band, e dunque Maurizio Solieri, lo storico chitarrista che lo ha accompagnato fin dagli esordi fino al 2014, con il quale ha vissuto momenti unici, ma anche spaccati di alta tensione.

E poi Andrea Braido, il virtuoso della chitarra che aveva sostituito Solieri a cavallo tra gli anni '80 e '90, oltre a Gaetano Curreri, front-man degli Stadio, un artista che è stato al fianco di Vasco quando ancora non era 'Vasco'.

Rock, emozioni e trasgressione

Vasco inizia la sua esibizione con la celeberrima 'Colpa d'Alfredo', pezzo censurato dalle radio tanti anni fa perchè considerato 'politicamente scorretto'. Il revival degli anni '80 prosegue con 'Blasco Rossi', 'Bollicine' e la struggente 'Ogni volta'. Fa la sua comparsa Gaetano Curreri al pianoforte, accenna 'Jenny è pazza' e 'Silvia', prima di accompagnare Vasco su 'Anima fragile'. Gli occhi lucidi lasciano poi il posto a scenari da disco music anni '80, il Komandante canta 'Splendida giornata' e sul palco sale un gruppo di scatenate fans.

La maratona prosegue, da brani come 'Vivere una favola' fino alla recente 'Come nelle favole'. Un'autentica bolgia caratterizza 'Rewind', centinia di ragazze nell'immensa platea danno luogo ad improvvisati striptease rimanendo in reggiseno, poi in alcuni casi prendono il volo anche quelli. E per il concerto di Vasco, anche la Rai nel suo speciale 'Modena Park' si concede qualche topless fuori programma.

Flashback e virtuosismi

Il viaggio del Blasco continua, tra passato e presente. Brani come 'Liberi Liberi', 'Ed il tempo crea eroi', 'Una canzone per te', 'Ridere di te' e 'Va bene, va bene così'. Una scaletta che rende l'atmosfera estatica, prima di rialzare nuovamente il tono ed urlare al cielo sulle note di 'Stupendo' e 'Gli spari sopra'.

Il concerto prosegue senza la minima interruzione e sfonda il muro delle tre ore, il Blasco rivela una straordinaria energia che è quella dei tempi migliori. Animale da palcoscenico, oratore, capace con i suoi versi di parlare a ciascuno dei 220 mila fans presenti al Parco Ferrari. Perché in fin dei conti ognuno ha un ricordo ed un'emozione personale legata ad ogni singola canzone. Ed i sentimenti più profondi vanno a briglia sciolta sui virtuosismi poetici di 'Sally' ed 'Un senso'. Il rush conclusivo è dedicato alle canzoni simbolo, inni generazionali come 'Siamo solo noi' e 'Vita spericolata'. Ma Vasco trova anche il modo di ricordare Massimo Riva, ci sarebbe anche lui su quel palco se gli eccessi non lo avessero condotto al tragico epilogo, 18 anni fa.

La dedica al concittadino, amico e collaboratore arriva su 'Canzone'. Il gran finale è ovviamente sulle note di 'Albachiara' che porta sul palco tutti i protagonisti di un pezzo di storia della musica. I fuochi d'artificio sugli inconfondibili assoli di chitarra del celebre brano chiudono una notte che sarà ricordata a lungo come la notte in cui Vasco Rossi ha 'fermato' l'Italia sulle stesse note con cui ha scandito gli ultimi 40 anni di storia.