I romanzi distopici appartengono già a un genere di nicchia. Considerati sottogenere della fantascienza per le ambientazioni spesso futuristiche, in realtà sono un monito su ciò che la società potrebbe diventare. Basti pensare, solo per citare alcuni titoli, a 1984 di George Orwell, Farenheit 451 di Ray Bradbury o Il Racconto dell’Ancella di Margaret Atwood. Nella maggior parte dei casi, però, di sci-fi ce n’è ben poca. Tipici esempi sono le ucronie, che raccontano mondi in cui qualcosa nella storia è andato diversamente, come per La Svastica sul Sole di Philip K.
Dick o Il Complotto contro l’America di Philip Roth.
Bene. Ora, cosa notate? Sì, sono tutte opere di autori di lingua inglese.
E gli italiani? C’è La Storia dei Secoli Futuri in cui Ippolito Nievo ipotizza fatti storici, alcuni realmente accaduti, come il colonialismo in Egitto o l’Unione Europea. E c’è Le Meraviglie del Duemila di Emilio Salgari, incentrato sullo sviluppo scientifico. Ma tolti i classici, la distopia in Italia è piuttosto rara. Ecco perché vi presentiamo una breve selezione delle recenti opere distopiche italiane.
La neve se ne frega, Luciano Ligabue (Feltrinelli)
Perché neanche un’utopia è il paradiso. Mettendo insieme George Orwell, Aldous Huxley e il "Benjamin Button" di Francis Scott Fitzgerald, Ligabue crea un mondo perfetto in cui ognuno è programmato per essere felice.
Ma scoprire il vero mistero della nascita farà crollare tutto.
Il cinghiale che uccise Liberty Valance, Giordano Meacci (Minimum Fax)
Finalista al Premio Strega, anche quest’opera omaggia Orwell, rendendo il personaggio principale – un cinghiale – capace di pensare come un uomo, fino ad avere la consapevolezza della morte. Troppo umano per gli animali, troppo animale per gli umani, grazie al suo cinghiale Meacci ci regala un’eccezionale ricerca sulla natura dei sentimenti.
Rainbow Republic, Fabio Canino (Mondadori)
Una Grecia post-default governata dalla comunità LGBT è lo scenario con cui Canino – attraverso gli occhi di un reporter della “Repubblica Italo-Vaticana” – racconta un mondo dove vigono il buongusto e l’amore in tutte le sue sfumature, più splendenti che mai.
Anna, Niccolò Ammaniti (Einaudi)
Sicilia, 2020.
Un virus uccide tutti gli adulti, restando in forma latente sui bambini, condannandoli quindi a morte certa una volta grandi. La protagonista dovrà vedersela con questo nuovo mondo post-apocalittico e badare al fratellino più piccolo.
La Terza Moschea, Pierfrancesco Prosperi (Bietti)
Prima ancora di Michel Houellebecq con Sottomissione, Prosperi aveva già pubblicato La Moschea di San Marco, primo di una trilogia che si completa con La Casa dell’Islam e appunto La Terza Moschea. Nella trilogia, l’autore ipotizza l’ascesa al potere in Italia di un partito musulmano che con il consolidarsi del potere accresce la radicalizzazione del Paese.
Qualcosa, là fuori, Bruno Arpaia (Guanda)
Distopia eco-friendly, racconta il viaggio dei migranti ambientali dall’Italia verso la Scandinavia, in un’Europa devastata dal riscaldamento globale. Desertificazione e ambientazioni post-apocalittiche per sensibilizzare il lettore sui cambiamenti climatici.
Ora tocca a voi. Quali opere aggiungere alla nostra lista?