Quando Michele Salvemini ha iniziato a fare musica ha compiuto certamente una scelta del destino. Si nasce per mettere al mondo uno scopo e perseguirlo in tutte le sue forme. I sogni tormentano e allietano le giornate di chi li coltiva.
Prisoner 709 è l'ultimo album di caparezza, rilasciato il 15 settembre. Erano passati tre anni dal suo ultimo lavoro discografico e in questo lasso di tempo l'artista aveva anche lasciato trapelare il desiderio di prendersi una pausa artistica.
Forme di comunicazione necessarie e innate
L'idolatria dei fan, l'incomprensione del grande pubblico, la ghettizzazione della critica e una particolare sfiducia nei propri mezzi (caratteristica flagellante che appartiene solo a quelle persone dotate di un forte senso autocritico) hanno indotto Caparezza ad interrogarsi più volte sulla necessità di partorire un nuovo album.
'Cosa avrò ancora da dire?' avrà pensato nelle stanze della sua introspezione. Ma Prisoner 709 era già lì, nascosto nella sua testa, nelle sue dita, nella sua voce. L'album era una necessaria forma di comunicazione tra l'io artistico e quello umano, tra il passato e il presente. Il settimo brano dell'inciso è infatti un colloquio ruvido con la figura insicura degli anni addietro, quel Mikimix che nel '97, con un velo di rossore sul volto, si presentò sul palco di Sanremo. Una chiave ci racconta che con l'esperienza è possibile acquisire fiducia nei propri mezzi.
Numerose sono le espressioni velate e innate di questo lavoro discografico. La necessità di allontanare il lato negativo dalla propria vita.
Ti fa stare bene, infatti, è il brano più allegro tra i sedici presentati, quello che non ti aspetti da chi è stato sempre eccessivamente serioso nei testi e nella musica. Filosofia, genesi della scrittura, solitudine, necessità di abbracciare un credo religioso, aridità della dimensione umana che ci circonda, stanchezza accompagnata da buoni sentimenti.
C'è tutto questo e molto altro nella scrittura di Caparezza. Una penna sublime ed intelligente.
La Musica come una prigione. Il problema dell'acufene
Lo ha detto alla stampa e ce lo ha spiegato poi nel brano Larsen. Caparezza soffre di acufene dal 2015. Un disturbo dell'udito che pare sia inguaribile. Chi soffre di acufene è costretto ad avere un costante "fastidio rumoroso" che ronza all'interno delle proprie orecchie.
Un suono indistinto che assomiglia ad un fischio che quando arriva fa dimora fissa nella testa. "Senza una tregua... ma come si fa a coricarsi?". Il disturbo da acufene rende infernale il quotidiano di coloro che ne sono affetti. Contrarlo è possibile quando si è a contatto con suoni eccessivi per il nostro udito. La tradizionale malattia dei musicisti può attaccare anche chi ascolta musica ad alto volume con cuffie ed auricolari e chi va a molti concerti. Un paradosso del piacere, del tempo libero, della passione per coloro che vedono nella musica una necessaria forma di compagnia. La Musica diventa così una prigione, una torre eburnea in cui è davvero speciale vivere ma da cui è difficile uscire.