Dalla voce soul e dalla forte personalità, Frances Alina Ascione nasce a Burbank, negli USA, il 18 settembre 1992, e muove i suoi primi passi nel mondo della musica grazie alla madre, cantante affermata, che si è esibita con artisti nazionali ed internazionali. L'artista entra a far parte di diversi gruppi gospel, tra cui "Ancient souls", diretto da Rita D’Addona dal 2011, "Phonema Gospel Singers" sotto la direzione di Antonella Cilenti dal 2012 (gruppo che vanta collaborazioni con artisti del calibro di Mario Biondi), "Golden Gospel Singers" diretto dalla madre Cheryl Nickerson dal 2012 sino a quest'anno, e "Strumenti e Figure" del maestro Francesco Finizio nella stagione 2013-2014.

Nel 2016 approda come concorrente a "The Voice of Italy", arrivando alle semifinali nella squadra di Emis Killa, e giungendo tra i 60 finalisti a Sanremo Giovani 2017. Dopodiché inizia ad esibirsi in giro per l'Italia nei club e nei locali con la sua band, riscuotendo un grande successo. Dopo un concerto a Sabaudia, Luca Barbarossa rimane colpito dal talento di Frances e le propone di entrare a far parte in pianta stabile del gruppo "Radio2 Social Club" insieme ad Andrea Perroni e alla Social band.

Quest’anno riesce a firmare il suo primo contratto discografico con la società R.W.M Records del produttore Antonio Rospini, talent-scout di vari artisti come gli Aram Quartet (trionfatori della prima edizione di X Factor), Antonio Maggio (trionfatore al Festival di Sanremo Giovani 2013) e Kaligola (Premio della Critica-Premio Bardotti per il miglior brano di Sanremo 2015).

Il 6 ottobre scorso, la giovane artista è uscita con un nuovo brano intitolato "Follia Indolore", e noi di "Blasting News" abbiamo colto l’occasione per intervistarla. Ecco cosa ci ha raccontato.

L'intervista

Ciao Frances, ho saputo che sei nata con la musica nel sangue, dato che te l'ha trasmessa tua madre. Cosa ricordi dei tuoi quando muovevi i primi passi all'interno del mondo musicale?

"Ho ascoltato tantissima musica fin da quando ero bambina, dato che mia mamma era una cantante di professione e mio padre era un appassionato sfegatato di musica di vario genere. Quindi, sicuramente la passione è nata dall'ascolto in primis, poi ho già vissuto in maniera indiretta la vita da cantante, guardando mia madre esibirsi, ed è stata sempre una cosa che mi ha fatto un po' pensare sulla quotidianità del vivere di musica.

Fondamentalmente, ho sempre pensato dentro di me che avrei fatto anch'io la cantante prima o poi, nonostante sia stata sempre molto timida. Sicuramente, grazie a mia madre, ho fatto un po' di esperienze sul palco facendo gospel. Poi è sempre stato un po' 'figo' il fatto che lei facesse salire i suoi figli piccoli sul palcoscenico per farli esibire. Quindi, nel bene o nel male, sono riuscita a fare esperienza da piccola, però sono sempre stata un po' introversa di carattere. Insomma, non sono mai stata quella bambina super esibizionista, e quindi non ho mai sfruttato più di tanto questa dote. Sono riuscita a farlo quando ero un po' più grande, arrivando ad un punto in cui ho detto 'Basta, voglio provare a fare musica', ma tutto questo è arrivato grazie anche ai vari musicisti che mi hanno invogliata.

Comunque ho sempre avuto una forte passione per il canto, solo che ho dovuto sbloccare questa mia insicurezza e l'ho fatto proprio cantando. Ora cantare è una cosa che mi riesce in maniera molto naturale. Diciamo che mi sento molto più a mio agio cantando che parlando davanti alle telecamere o facendo altro".

Come sei maturata nel corso del tempo? C'è stato un punto di svolta all'interno della tua carriera artistica?

"È iniziato tutto in maniera costante grazie alle conoscenze e amicizie che passavano per casa mia, e per gli ambienti musicali frequentati da mia mamma. Dunque, mi hanno un po' stimolata a cantare e mi hanno fatto notare che avevo un certo talento. Da lì ho iniziato a fare varie esibizioni nei club, nei pub, piuttosto che eventi privati o matrimoni.

Poi da qui sono nati vari contatti e registrazioni in studio. Dopodiché ho partecipato a 'The Voice' che è una grande vetrina ed è stata un'importante esperienza formativa, nonostante i talent non mi facciano proprio impazzire. Comunque, alla fine è un'esperienza rilevante per qualunque performer o cantante. Il talent non è solo visibilità, ma è anche un grande insegnamento per tante cose. Quando si arriva ad esibirsi di fronte ad un giudizio e alla critica di tantissime persone, rappresenta una grande svolta per la propria carriera artistica. Poi ho fatto tantissima gavetta nei club, che tutt'ora continuo a fare".

Hai partecipato come concorrente a "The Voice", arrivando alle semifinali nel team di Emis Killa.

Come è stato il rapporto con il tuo coach?

"Bene, Emis è stato molto diretto e pragmatico, e non è una persona che gira intorno alle cose. Lui quello che pensa te lo rinfaccia e l'ha fatto anche nei miei confronti. Lui ha creduto in me e quindi ha lottato per cose che avevo da dare. Dato che Emis ha una grande passione ed esperienza, mi diceva ciò che andava bene, ciò che era da migliorare e ciò che era da cambiare totalmente. Insomma, mi ha un po' bacchettato (ironizza) forse per il mio modo di fare che può risultare un po' snob quando, in realtà, è tutta colpa della timidezza. Poi per me stare in televisione è una cosa del tutto nuova. Io non sono una grande esibizionista o una che vuole stare al centro dell'attenzione, e forse dovrei un po' imparare ad esserlo per fare questo lavoro.

La televisione rimane un'altra cosa, perché non è come stare su un palco".

Inoltre sei approdata tra i 60 finalisti di Sanremo Giovani 2017. Come ti eri preparata? Rifaresti l’esperienza anche quest’anno?

"Quest’anno non mi sono presentata perché non c’è stato modo di organizzarmi, anche perché sto lavorando più in studio che in radio. Quindi la partecipazione a Sanremo non la sentivo necessaria. L'anno scorso, però, ho partecipato alla selezione ma non ci ho mai troppo pensato, ed è stata solamente un 'o la va o la spacca'. È andata bene perché sono riuscita a passare tutta la selezione, e anche se non sono arrivata sul palco dell’Ariston sono contenta perché questo rappresenta un piccolo traguardo che mi ha dato molta carica positiva.

Magari tornerò a partecipare in futuro, ma quest'anno direi proprio di no, perché sto lavorando ad un inedito dai ritmi musicali originali".

Raccontaci qualcosa del tuo nuovo singolo, "Follia Indolore"

"Follia Indolore è il mio primissimo singolo e l’ho pubblicato da pochissimo tempo. Sinceramente sono molto contenta perché ci tenevo molto che fosse il primo, in modo da pubblicarlo il prima possibile, per farlo ascoltare a tantissime persone. È la prima volta che lavoro facendo musica originale per me stessa. È un lavoro talmente diverso tra studio, scrittura e tra il confrontarmi con altre persone. Questo sarà un'anteprima di un progetto che uscirà a breve, perché contiene un mix di vari generi che hanno una melodia molto travolgente e un po' classica.

Un miscuglio di mondi che mi rappresentano molto, dato che ho studiato musica di svariati generi. Adesso sto lavorando ad un progetto di inediti contenenti parecchie tipologie di tantissimi generi, e ben venga! Insomma, questo brano rappresenta una buona anteprima della direzione che sto intraprendendo".

Dato che sei nata negli Stati Uniti e hai partecipato a numerosi gruppi gospel, trovi qualche differenza con la musica italiana?

"Sì, riesco a cogliere queste differenze anche perché ho sempre ascoltato musica black, gospel e blues, quindi nei concerti, nelle cover mi rivolgo sempre a quel mondo musicale. Come cantante mi trovo molto meno in difficoltà e ovviamente la differenza c’è ed è netta, e la percepisco nel momento in cui canto.

Mi sento molto più a mio agio cantando una sonorità in lingua inglese, piuttosto che con la musica italiana, dove ogni parola ha un peso completamente diverso, così come la musicalità e la vocalità. Io mi sto confrontando con la musica italiana ed è una sfida. Insomma, ci sto provando e mi sto impegnando per trovare il modo di cantarla, ed è una cosa totalmente nuova per me. Ci sono parecchie differenze, magari con lo spazio per la vocalità e parole del testo. Anche se è pur vero che, negli ultimi periodi, i confini tra queste due culture musicali vengono un po' meno. Infatti la musica italiana si sta 'americanizzando' di più, soprattutto grazie alla musica hip hop che è stata molto preponderante in questi ultimi anni.

Quindi la musica è sempre più varia, ma le differenze continuano ad esserci, come è giusto che sia. Però, da una parte è divertente vedere che il cantante o il cantautore italiano inizia a prendere sonorità più simili alle produzioni americane o inglesi, ma è pur vero che è bello che ci siano cose differenti, ad esempio due culture musicali diverse con all'interno altre sottoculture ancora più particolari. È bello giocare contaminando vari generi, ma senza esagerare troppo. Insomma, è inutile fare troppo gli americani se non si è americani".

Per il 2018 pubblicherai un nuovo album. Vuoi svelarci in breve di cosa tratta?

"Per ora non ho molte anticipazioni da dare, perché potrebbero cambiare tante cose, però sicuramente il disco che farò sarà molto vario.

Quindi, essendo quasi due anni che lavoro sui brani scritti, sto provando cose diverse proprio a livello di genere musicale. Infatti, oltre ad ascoltare vari tipi di musica vorrei anche cantarli, perché non mi piace fissarmi su un'unica categoria. Penso non si possa fare tutto il disco in maniera caotica, perché ci deve essere la coerenza che sto cercando in un suono o in una produzione. Quindi sicuramente sarà un disco molto eterogeneo o 'umorale', come dico io".