Ultimi due giorni per gustare nell’anfiteatro cittadino del Politeama di Montedidio “La cantata dei pastori”. Del testo di Andrea Perrucci, canovaccio controriformistico teso ad educare una plebe in dissoluzione e dimentica della sacra rappresentazione della Nascita dello Ninno, ora rimane solo una traccia. La nuova cantata di Barra-Memoli tiene assieme questa track-story ibridandola con la lezione di De Simone ed inserti più vari: giochi di parole da strada, con villanelle colte ed anche un po’ di Beatles. E’ il musical della Città partenopea che si stratifica artisticamente come la Napoli storica.

Quando Peppe Barra appare nel proscenio parte subito un lungo applauso che è una sorta di investitura che il pubblico napoletano fa al guitto partenopeo: un'investitura di rappresentanza che nessun Rosatellum potrà sporcare. Nella nuova versione della Cantata, Peppe Barra – primordiale Angelo con De Simone ed indimenticabile Sarchiapone - è lo scrivano Razzullo, atavicamente affamato, che è in Palestina per un censimento dei vivi, ma che per un po’ di zuppa finisce a fare con poca fortuna lo sguattero in cucina, l’aiuto-pescatore o il vice-cacciatore.

La nuova Cantata, sempre più Napoli

Accanto a Barra spicca Patrizio Trampetti nella veste del cacciatore e del cuoco-diavolaccio: la voce dell’artista napoletano - che ha sempre seguito Barra anche ne “Le follie del monsignore” - si staglia cristallina ed accompagna una capacità di tagli che vanno dalla parodia alla gestualità più comica.

Una menzione va anche fatta per l’interpretazione dello stabiese Enrico Vicinanza che nella parte di Ruscellio si mantiene classica e pulita. Una altra chiosa sul pubblico della Cantata: facce popolari che scendono dai pullman della provincia per andare a vedere a che punto è lo stato dell'arte: pur non eccedendo in protagonismi accompagna Barra, che nel suo dialogo pirandelliano con l'orchestra li cerca per farne co-protagonisti di una vicenda che li riguarda tutti, nessuno escluso.

Dopo la due giorni dell’Epifania, la Cantata - forse un po' lunga; ma si può ridurre troppo Napoli? - inizierà il suo tour che la porterà a tangere la grande città come la provincia del Paese Italia, che deve ancora molto al peso della tradizione, che a Napoli si rinnova non dimenticando la strada e screziandosi con quello che di meglio c’è sulla scena artistica di altri luoghi. Per gli altri amanti della napoletanità continueranno le versioni di Paese della vecchia Cantata di Perrucci.