Un mix creato dalla voglia di riscatto, dalla passione per il rock e dal desiderio di raccontare il quotidiano, sono queste le basi di un progetto che nasce dall’incontro di musicisti ed esperienze legate all’area flegrea di Napoli: LaFabbrica, attraverso questa intervista esclusiva a Blasting News, racconta di sé e dei progetti che ha in cantiere.

La band si è formata dalla fusione di elementi di varie realtà partenopee come i Mamasan, Metharia e Nicole has Cage.

Dieci piccole canzoni urbane

Il disco d’esordio de LaFabbrica, uscito nell'aprile 2020, si intitola “Dieci piccole canzoni urbane” ed è un album ricco di adrenalina, che offre spunti e sonorità davvero interessanti.

Esso è il frutto di mesi di registrazione dopolavoro del gruppo che, tra le altre cose, ha curato anche la stesura dei brani, la produzione, la registrazione e l’editing.

Il missaggio è stato poi affidato a Daniele Chessa (Foja, Tommaso Primo) mentre “Materia Principale” (TheCollettivo, Gentlemen’s Agreement, Foja) si è occupata della distribuzione sulle principali piattaforme digitali.

La band poggia sulla solida sezione ritmica formata da Adriano Caligiuri (basso) e Umberto Dell'Anno (batteria), alle chitarre ci sono Carmine De Majo e Diego Abbate. Il compito di frontman è affidato a Gianluca De Majo voce del gruppo. L'album, è stato distribuito dall'etichetta Materia Principale.

L'intervista

Allora ragazzi, i nomi ci incuriosiscono sempre, come mai vi chiamate LaFabbrica?

"Siamo tutti cresciuti a Bagnoli, quartiere dell'area area ovest (di Napoli) profondamente segnato dall’ex stabilimento Ilva, LaFabbrica, è qualcosa che identifica profondamente le nostre radici ed il contesto in cui il nostro progetto prende vita, inoltre rappresenta appieno il modo operaio di rapportarci alla musica".

Il vostro primo singolo, “Lava”, è un brano piuttosto provocatorio: contro chi si punta il dito?

"Lava è un brano in cui si abbiamo affrontato con rabbia il tema della discriminazione, dei luoghi comuni urlati dalle masse di persone qualsiasi accomunate soltanto dall’odio. Una spirale di disprezzo troppo spesso utilizzata come strumento di propaganda.

Si rivolge proprio a chi punta il dito, a chi preferisce gli stereotipi all'elaborazione del pensiero personale".

Sembrerebbe, tra l'altro, il brano che più caratterizza il vostro sound. Mi sbaglio?

"È il sound del nostro primo singolo, il nostro modo di presentarsi sulla scena. Volevamo mostrare il rock dalla nostra prospettiva, fatto di imperfezioni e sentimenti. Come primo brano pubblicato, rappresenta di certo uno dei nostri punti di riferimento".

Parlando in generale dei brani di “Dieci piccole canzoni urbane”, come funziona il vostro processo di songwriting? Da cosa traete ispirazione?

"Abbiamo un approccio alla scrittura dei brani molto aperto e non privo di contrasti. Le idee sono sempre molte e possiamo contare su tanto materiale creativo.

Partendo dai singoli progetti, collaboriamo all'elaborazione degli arrangiamenti sfruttando sia la ricchezza della diversità che le influenze comuni, alla fine decidiamo su cosa insistere e cosa mettere da parte. Volevamo che DPCU raccogliesse una serie di istantanee del nostro tempo, l'ispirazione dei brani è il frutto di quanto fotografato da tutti noi, chi ascolta partecipa al processo con la propria immaginazione, come succede guardando una foto".

Abbiamo sentito che a breve uscirà un nuovo singolo. CCosadobbiamo aspettarci da questo lavoro?

"Abbiamo un singolo in uscita e un EP in fase di post produzione, non vediamo l'ora che vedano la luce e speriamo che si possa tornare a suonare e divertirci in giro.

Il nuovo singolo si chiamerà Il Mulo, di certo un brano con aspettative piuttosto esplicite".

In ultimo una domanda inevitabile visto il periodo difficile: com’è fare musica ai tempi di Covid?

"Tutto il materiale in uscita è stato concepito durante il lockdown, abbiamo lavorato sfruttando la rete per collaborare al processo creativo. Crediamo che la pandemia ci abbia dato il tempo e le argomentazioni per scrivere, d'altro canto la musica sa adattarsi come l'acqua, ha già affrontato periodi difficili come e più di questo. Posso dirti quindi che per noi resiste, tiene duro e aspetta di poter tornare al suo posto: per strada in mezzo alla gente".