A due giorni dalla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, Milano si risveglia con un nuovo murale femminista. In viale Tunisia, all’angolo con via Lecco, è comparsa una nuova opera della street artist Laika, già nota per i suoi interventi di denuncia sociale. Il titolo del murale, Smash the Patriarchy - Distruggi il patriarcato - è un appello diretto, una provocazione visiva e un invito all’azione contro una delle radici profonde della violenza di genere.

Il murale raffigura Giulia Cecchettin, che l'ex fidanzato Filippo Turetta ha ucciso un anno fa, e Gisele Pelicot, che ha denunciato pubblicamente, rinunciando alla privacy, il marito che l'ha drogata e stuprata, vendendola per anni ad altri cinquanta uomini, tutti imputati e in attesa di sentenza.

Un omaggio a Cecchettin e Pelicot

L’opera ritrae dunque due figure emblematiche, Giulia Cecchettin e Gisele Pelicot. Cecchettin aveva 22 anni quando Filippo Turetta, ex fidanzato, l'ha picchiata, uccisa, ha nascosto il suo corpo e poi si è dato alla fuga. Pelicot, donna francese di 71 anni, invece sta aspettando la sentenza di primo grado del processo che vede imputati suo marito, che per dieci anni l'ha drogata e violentata, e altri cinquanta uomini che l'hanno stuprata mentre era incosciente, venduta loro dal marito. È stata lei a denunciarli, rifiutando la possibilità di un processo anonimo e a porte chiuse perché, dice lei, "non voglio più che le donne provino vergogna. La vergogna non dobbiamo provarla noi, sono gli uomini che devono provarla".

Entrambe sono ritratte con il pugno alzato, un gesto universale che evoca resistenza, lotta e solidarietà. Sopra le due donne, la scritta Smash the Patriarchy campeggia in rosso vivo, un grido di rabbia e speranza che si erge sopra il silenzio imposto dalla violenza. "Ho affisso questo poster con dolore e rabbia, ma anche con una profonda voglia di lottare per cambiare le cose.

Siamo nel 2024 e questa strage, figlia di un patriarcato sistemico profondamente radicato, sembra non avere fine" ha spiegato Laika nel post Instagram che mostra il murale.

"Oggi ricordo Giulia e tutte le Giulia che non ci sono più ma celebro anche il coraggio di Gisele, che ha deciso di aprire le porte del processo contro il suo ex marito e 51 degli 83 uomini che l’hanno stuprata, per dare coraggio a tutte le donne vittime di violenza come lei a denunciare, perché la vergogna deve cambiare lato" recita un altro passaggio del post.

Il contesto urbano di viale Tunisia, con la sua vivacità e il suo carattere multiculturale, amplifica il significato dell’opera, facendone un manifesto pubblico in un luogo frequentato da cittadini di ogni età e provenienza.

Un messaggio globale

Questa opera di Laika non è solo un tributo a Cecchettin e Pelicot, ma una denuncia globale. I numeri parlano chiaro: stando ai dati diffusi dall’XI Rapporto Eures, fino al 18 novembre 2024 in Italia ci sono stati 99 femminicidi, con un’attenzione particolare rivolta al segmento over 65. Tra gennaio e novembre 2024 infatti, sono state 37 le donne over 65 uccise, il 37,4% delle vittime.

"Oggi, 23 novembre, chiedo a tutt*, di scendere in piazza. A Roma, a Palermo.

Ovunque. Il patriarcato è un'onda nera ma noi siamo marea" conclude Laika nel suo post su Instagram.

Milano come teatro del cambiamento

L’opera di Laika si inserisce in un momento storico in cui il tema della violenza di genere è più che mai centrale nel dibattito pubblico. Milano, già teatro di numerose manifestazioni e iniziative in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, si conferma una città sensibile e attenta alle questioni di parità e diritti.

La scelta di realizzare il murale pochi giorni prima del 25 novembre non è casuale: è un modo per catalizzare l’attenzione e stimolare una riflessione che vada oltre la ricorrenza simbolica. Laika, con il suo stile inconfondibile, ricorda in definitiva come l’arte possa essere un potente strumento di denuncia e di cambiamento sociale.