Stando alle parole di un antico proverbio Iban, un uomo senza tatuaggi resterebbe invisibile agli occhi degli Dei. I guerrieri tailandesi, invece, erano convinti che i tatuaggi potessero in qualche modo proteggere le loro mani durante le battaglie. Quella di illustrare il corpo è una pratica antichissima che, nel corso dei secoli, ha assunto i connotati di un vero e proprio linguaggio attraverso cui è possibile comunicare e rafforzare la propria identità. Scopriamo insieme le 5 cose che (forse) ancora non sai sul tatuaggio.

1. ORIGINI, Ötzi la mummia tatuata

Molto prima delle mode contemporanee, prima ancora dei guerrieri o delle tribù coloratissime stanziate oltre oceano: avete mai sentito parlare di Ötzi, la mummia del Similaun ritrovata nel 1991 nei pressi di un ghiacciaio situato tra le Alpi italiane? Pare proprio che quelli sulla sua pelle siano i primi tatuaggi mai esistiti. Infatti, Ötzi, che deve essere vissuto, approssimativamente, nel 3300 a.C., conserva sul suo corpo ben 61 disegni, tutti consistenti in semplici linee, punti e crocette. La maggior parte di queste iscrizioni sono disposte in prossimità delle articolazioni: questo ha fatto pensare che tali tatuaggi potessero avere una funzione curativa e non solo ornamentale.

Tuttavia, studi più recenti, rivenendo un disegno posto in una zona del corpo della mummia apparentemente sana (il centro del petto), hanno riaperto l'acceso dibattito circa l'effettiva valenza dei tatuaggi in età preistorica.

Sta di fatto che quelli di Ötzi, ad oggi, risultano essere i tatuaggi più vecchi del mondo, effettuati sul suo corpo ben 5.000 anni fa!

2. Tatuati, sì, ma non per scelta

Non sempre, purtroppo, chi è tatuato lo è per scelta. C'è chi, infatti, non ha deciso liberamente di tatuarsi ma è stato vittima di coloro che hanno utilizzato la scrittura su corpo come strumento per denigrare persone di etnie differenti. Questo è il caso delle donne armene, rapite e tatuate dai padroni turchi durante il barbaro olocausto di inizio Novecento (1915), detto anche Medz Yeghern, o più comunemente olocausto degli armeni.

I turchi, imprimendo sulla pelle delle donne (e prevalentemente sulle loro mani) una serie di segni codificati, le trasformavano deliberatamente in oggetti di loro proprietà.

E a distanza di trent’anni, proprio come le mani delle armene, anche gli avambracci degli Ebrei hanno dovuto ospitare gli atroci segni dell’esclusione: in questo caso, a spazzare via l’identità di un intero popolo sono stati una serie di numeri sbiaditi impressi sulle braccia dei prigionieri, una matricola indelebile, carica di valenza simbolica, che macchia il corpo e scava profondamente l’anima di chi è stato identificato come schiavo o carne da macello.

3. La prima donna occidentale tatuata

Proseguendo sulla falsa riga dei tatuaggi imposti, passiamo alla figura di Olive Oatman, una donna vissuta tra la fine dell'800 e gli inizi del '900, spesso ricordata come la prima occidentale tatuata.

La sua storia, al contempo triste e straordinaria, vale la pena di essere raccontata.

Era il 1851 quando Olive e i suoi familiari, durante un viaggio che li avrebbe condotti in California, restarono vittime di un attacco degli Apache. Tutta la famiglia venne sterminata all'istante: a salvarsi, solo Olive e sua sorella più piccola. Le due furono vendute dopo un anno ad una tribù Mohave che le adottò e le fece integrare nel loro gruppo. Fu proprio per questo che Olive, al fine di essere completamente inclusa nella vita della tribù, fu sottoposta al tatuaggio del mento, segno di protezione per i Mohave i quali, infatti, erano convinti che chiunque di loro possedesse almeno un tatuaggio si sarebbe potuto allontanare dalla morte.

4. Tattoo come linguaggio: i tatuaggi dei criminali siberiani

La propria storia scritta sul corpo: questo è quello che racconta la pelle dei criminali siberiani, i cui tatuaggi testimoniano l’utilizzo dell'inchistro sottopelle come segno d’appartenenza a un gruppo chiuso di individui. Nel contesto della mafia russa, infatti, grazie ad una rigida codificazione dei simboli, il tatuaggio narrava, come una sorta di racconto illustrato, la vita criminale dei detenuti: sul corpo di un criminale siberiano si poteva letteralmente leggere la sua storia. Erano, infatti, i disegni sulla pelle a decretare se un detenuto doveva essere rispettato, temuto, o se non era neppure degno di considerazione.

5. La tatuatrice più anziana del mondo

Si chiama Whang – od, ha 100 anni e, oltre ad essere tatuatissima, è una tatuatrice batok, l’ultima e la più anziana al mondo, ad esercitare ancora la sua professione nell’entroterra delle Filippine. Whang - od pratica la sua arte da ben 80 anni e lo fa mettendo in atto una tecnica antichissima e molto più dolorosa se paragonata a quelle moderne. Si tratta, dicevamo, dello stile batok, una pratica millenaria realizzata con un inchiostro a base di acqua e carbone, iniettato, poi, sotto pelle a piccoli colpi, con un bastoncino sottilissimo e appuntito.

Premiata dal governo filippino come tesoro nazionale, Whang - od è ormai un istituzione leggendaria per tutti gli appassionati del settore, tanto che Buscalan, la cittadina in cui abita ed esercita la sua professione, è ormai meta obbligata per chi desidera un tatuaggio che abbia un incredibile valore spirituale, storico e culturale.