Poco più di 340 pagine edite da "Compton Editori" per una lettura fluida, vivace e a tratti esilarante. "Poker di donne in cerca di cuori" è il primo libro di Valentina Tomada, attrice di fiction televisive (Incantesimo, Vivere, Centovetrine tra le altre), sceneggiatrice e regista (recente è la sua partecipazione pluripremiata al festival di cortometraggi "Tulipani di Seta Nera" nel quale si è distinta con "Do ut Des") ed entusiasta Direttrice Artistica del Fabriano Film Fest. Parole, immagini, pensieri ed emozioni sono per questa eclettica autrice, romana d'adozione, una perenne elica girante capace di raccogliere meticolosamente stimoli e spigolature perfino dallo stress di ogni giorno.

Il "poker di donne" si avvale, come minimo comun denominatore, di un "asso nella manica", ossia l'amicizia e la complicità declinata al femminile e rappresentata con una sorta di "presa diretta" filmica, fra la narrazione assidua di conversazioni snodate ai tavolini di un bar, la descrizione minuziosa di movimenti e azioni nel "pronto soccorso" da ingorgo sentimentale e (perché no?) l'allegria di cene condivise a base di acume, ironia, giochi di seduzione.

Storie da "Saturno Contro" ma senza drammi

Quello che esce dalla penna di Valentina Tomada è un profilo di donna che si sa cercare, che aspira per prima cosa alla conquista del suo centro interiore riservando, in fondo, solo una parte di sé alla rincorsa del prossimo amore, fra trampolini di lancio che si rinnovano e le derive di intese divenute basculanti.

Il perno dell'io regge grazie al baluardo dell'amicizia e se dal libro si volesse ricavare una successione scenica cinematografica, lo sguardo potrebbe essere quello intimista alla Ferzan Ozpetek in "Saturno Contro", ma senza psicologismi o ripiegamenti troppo drammatici. Le quattro amiche, Valeria, Betta, Antonella e Gabriella, formano, al pari della commedia di Ozpetek, un ritratto indiscutibilmente borghese fatto di arresti ed aspirazioni, ma intriso di leggerezza, come il volo di una farfalla, anche sulle scelte più difficili.

In particolare, la protagonista Valeria intrattiene con se stessa un piccolo teatro interiore costituito da riflessioni e freddure sui vari accadimenti, una caratteristica del personaggio che potrebbe avvicinare l'opera al romanzo psicologico, ma, in realtà, il risultato finale va oltre, avviluppato ad un motore in continua attività che supera la stasi meditativa.

L'antropologia dialogica ed il dono della bellezza

il "Poker di Donne" contiene una caratura antropologica da "psicopatologia della vita quotidiana" con tic e abitudini che ci potrebbero intenerire o esasperare e madri "dietro le quinte" a motivare le impennate delle figlie. Il contatto dialogico fra un "io" e un "tu" è è il leit motiv del libro e sullo sfondo resta una Roma solare ed accogliente illuminata da serate trasteverine, ma che dischiude l'altro grande grembo all'interno del quale le identità delle amiche si confrontano come specchi che rilasciano rifrazioni in cui riconoscersi. Dopo una festa ammiccante le protagoniste potrebbero ritrovarsi in uno spazio urbano o in una chiesa romana percependo tutta la bellezza del luogo che infonde forza rigeneratrice.

Anche le quattro amiche sono belle, ma la bellezza corrisponde soprattutto ad una rarefazione sottile dell'essere, ad un serbatoio di energie per prendere la vita almeno in calcio d'angolo e proseguire. Non si sa mai che un bel giorno il vostro vicino di casa suoni al campanello per chiedervi lo zucchero.