Il 7 gennaio 2019 si celebrano i 180 anni della fotografia.
Con i mezzi moderni la tecnologia della fotografia viene ormai data per scontata. Ma non era così nel 1839, quando il francese Louis Jacques Mandé Daguerre mise a punto per la prima volta il funzionamento del dagherrotipo. Tale sistema si basava su una copia positiva realizzata su un supporto di rame o d'argento, e fornita nella cosiddetta camera oscura. La caratteristica fondamentale di tale immagine era la sua unicità, dato che non poteva essere riprodotta in più copie. In realtà Daguerre mise a punto un sistema che era stato testato già nel 1827, quando era stata scattata la prima fotografia dal suo collaboratore Joseph Nicéphore Niépce.
La storia della fotografia
Il lavoro prodotto da Daguerre venne presentato al pubblico proprio il 7 gennaio del 1839 dallo studioso Francois Arago proveniente dall'Accademia francese di scienze. Da quel momento in poi vari studiosi si occuparono di ampliare il concetto di fotografia, e di sviluppare nuovi metodi per riprodurre più copie di un'immagine. Qualche anno dopo, nello specifico nel 1841, nacque in Inghilterra la cosiddetta fotografia analogica. Si trattava della prima fotografia in assoluto che includeva un negativo che poteva essere riprodotto. L'inglese William Henry Fox Talbot fu il primo ad individuare un sistema del negativo di carta, che chiamò calotipia. Soltanto nel 1888 nacquero la Kodak e la pellicola avvolgibile.
Dal dagherrotipo agli ologrammi
Quando Daguerre inventò il sistema denominato dagherrotipo, aveva a disposizione il panorama che vedeva dalla finestra di casa sua. Decise di riprodurre tale immagine su una lastra di rame, ricoperta da una soluzione fotosensibile costituita da bitume di Giudea. In questo modo veniva creata una copia positiva dell'immagine, che però rimaneva l'unica esistente, dato che non poteva essere riprodotta.
Con l'avanzamento della tecnologia, gli strumenti di pellicole e rullini sono stati superati da nuovi metodi tecnologici per immortalare i momenti della propria vita. Con un semplice scatto dello smartphone è possibile riprodurre una serie di immagini digitali. Ma ciò a cui si punta nell'era moderna sono i cosiddetti ologrammi, che oltrepassano il confine dell'immagine bidimensionale, per riprodurne una tridimensionale. Con il termine ologramma si intende infatti una lastra o pellicola fotografica che rappresenta un'immagine tridimensionale.