Il terrorismo è forse la forma di criminalità che più spaventa i cittadini. Esso ha origini lontane nel tempo ed è diretto discendente della guerriglia. Nella storia moderna l’Italia è stata spesso vittima di questo fenomeno che qui ha assunto varie forme: terrorismo nero, terrorismo rosso, terrorismo irredentista (in Alto Adige) e terrorismo palestinese. Nonostante non abbia toccato l’Italia, pure il recente terrorismo islamico ha provocato preoccupazione tra gli abitanti della Penisola. La paura è tornata negli ultimi giorni a causa delle minacce di ritorsioni provenienti dell’Iran in seguito all’uccisione di Soleimani.

Lungi dal voler creare un parallelismo tra la situazione attuale e quella degli anni ’70 e ‘80, in cui la motivazione che spingeva gli attentatori a dispensare morte era la questione palestinese, questo articolo vuole raccontare come venne limitato l’impatto del terrorismo palestinese in Italia grazie a quello che sarebbe poi stato chiamato Lodo Moro.

Terrorismo palestinese, le origini del fenomeno

Il fenomeno del terrorismo palestinese prese avvio nel 1967 in seguito alla Guerra dei sei giorni (5-10 Giugno). La suddetta guerra vide contrapposti Israele e l’alleanza di Stati islamici che comprendeva Egitto, Siria e Giordania. La sconfitta dell’alleanza araba portò gli Stati che ne facevano parte a sostenere, politicamente e militarmente, i movimenti di resistenza palestinese.

La principale organizzazione era l’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) a cui aderì, nel 1968, il FPLP (Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina). Quest’ultimo sarebbe poi diventato una delle principali formazioni paramilitari responsabili degli attentati internazionali (e non circoscritti, quindi, alla sola regione della Palestina) avvenuti tra il 1969 ed il 1986.

La causa di questi attentati e delle molteplici guerre del Vicino Oriente fu la questione palestinese, e molti obiettivi degli attacchi terroristici furono infatti illustri esponenti e comuni cittadini dello Stato di Israele.

Terrorismo palestinese in Italia: l'attentato di Fiumicino del 1973

Il terrorismo palestinese colpì anche l’Italia in varie occasioni: con l’attentato all’oleodotto della SIOT a Trieste (1972), quello alla sede della compagnia di bandiera di Israele El Al a Roma (1973), all’aeroporto di Fiumicino (1973 e, poi, 1985), alla Sinagoga di Roma (1982) e con il dirottamento della nave da crociera Achille Lauro nel 1985.

A livello internazionale, questo fenomeno causò la morte di 498 persone e 1783 feriti. In Italia i morti furono 64, di cui 34 in occasione dell’attentato di Fiumicino del 1973. Nel primo pomeriggio del 17 Dicembre, un commando palestinese composto tra le 5 e le 10 persone si fece largo nel terminal dell’aeroporto utilizzando armi automatiche ed esplosivi (i controlli, all’epoca, erano pressoché nulli). Raggiunte le piste, i terroristi gettarono tre bombe al fosforo all’interno del Boeing 707 diretto a Teheran con scalo a Beirut provocando la maggior parte delle vittime. Si impadronirono poi di un altro velivolo originariamente destinato a Monaco di Baviera ed ordinarono all’equipaggio di decollare con a bordo 14 ostaggi.

In volo sull’aeroporto di Atene, uccisero un ostaggio e ne lanciarono il corpo sulla pista di atterraggio in modo da convincere le autorità elleniche ad effettuare il rifornimento necessario al velivolo. Effettuato lo scalo, si diressero verso Beirut, che negò però l’autorizzazione all’atterraggio; lo stesso fece Cipro. Un ulteriore scalo riuscì invece a Damasco, da cui poi l’aereo ripartì alla volta di Kuwait City, dove avvenne la fine del dirottamento. I terroristi furono poi arrestati e, in circostanze misteriose, rilasciati. La verità sull’immunità concessa ai palestinesi emerse alcuni anni dopo, in una lettera scritta da Aldo Moro durante la sua prigionia indirizzata a Flaminio Piccoli, all’epoca capogruppo della DC alla Camera dei Deputati.

Il Lodo Moro

Nell’ottica di sollecitare l’apertura di una trattativa con le Brigate Rosse, Moro scrisse a Piccoli: “Non una, ma più volte furono liberati con meccanismi vari palestinesi detenuti e anche condannati allo scopo di stornare gravi rappresaglie che sarebbero state poste in essere se fosse continuata la detenzione. La minaccia era seria, credibile, anche se meno pienamente apprestata che nel caso nostro. Lo stato di necessità è in entrambi evidente”. Moro creò dunque un parallelismo tra i prigionieri palestinesi e sé stesso e disse che, come nel primo caso una trattativa fu fatta, anche nel secondo lo Stato avrebbe dovuto intavolare un negoziato. Questo negoziato non venne mai aperto (o, se lo fu, venne aperto timidamente), ma questa è un’altra storia.

Qual che è importante di questa lettera è l’ammissione dell’esistenza di un accordo tra lo Stato italiano e le formazioni terroristiche palestinesi. Questo accordo è noto come Lodo Moro. Sancito in seguito all’attentato di Fiumicino, il Lodo Moro era un patto segreto di non belligeranza stretto tra lo Stato italiano, che Moro rappresentava all’epoca come Ministro degli Esteri, ed il FPLP. Tale accordo garantiva ai palestinesi la libertà di utilizzare l’Italia come territorio di passaggio per armi ed esplosivi ed in cambio l’Italia sarebbe stata risparmiata dagli attacchi terroristici. Eccezioni sarebbero state fatte però per obiettivi di interesse statunitense o israeliano sulla Penisola. L’esistenza di tale accordo è confermata da varie fonti ed inchieste, ma la stessa Storia è in grado di confermarla.

Se da un lato per il resto degli anni ’70 non ci furono ulteriori attentati, dall’altro gli attentati che invece avvennero negli anni ’80 non erano in alcun modo riconducibili al FPLP o all’OLP, ma al Fronte per la Liberazione della Palestina (FLP) guidato da Abu Nidal il quale era rivale di Arafat, capo dell’OLP.

Un nuovo Lodo Moro sarebbe disastroso, ma coerente con la ragion di Stato

Sebbene le recenti minacce di atti terroristici arrivino in un contesto storico radicalmente diverso, è interessante vedere come il terrorismo venne arginato ai tempi della Prima Repubblica. Si potrà obiettare che i metodi usati in passato fossero, di fatto, rappresentati dallo scendere a patti con gli stessi responsabili del clima del terrore, ma fu un metodo efficace.

Anziché una semplice invocazione alla prudenza, come viene fatto oggi dalla Politica italiana, negli anni '70 si aprì una trattativa e si raggiunse un accordo. Tale accordo apriva ai terroristi la strada verso l'Europa ed offriva loro la possibilità di colpire altri Stati. Proprio per questo un ipotetico Lodo Moro, al giorno d'oggi, sarebbe tutt'altro che auspicabile eppure sarebbe, ora come allora, la semplice declinazione della teoria della ragion di Stato.