Secondo un recente sondaggio, condotto dall'Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali su 42 mila donne residenti nei 28 stati membri dell'Unione Europea e presentato nella Sala Stampa dell'Unione Europea a Bruxelles nella giornata di ieri, nel Vecchio Continente una donna su tre è stata vittima o ha riportato una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Inoltre negli ultimi 12 mesi, l'8% delle intervistate ha ammesso di aver subito maltrattamenti.

La ricerca ha messo bene in evidenza come nella maggior parte dei casi gli abusi non vengono denunciati dalle vittime.

«La violenza di genere, e specialmente quella contro le donne, è un diritto fondamentale della persona che viene negato su cui l'Unione Europea non può soprassedere», ha dichiarato Morten Kjaerum, Direttore dell'Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali.

Lo studio fornisce un'ampia documentazione sulle dimensioni preoccupanti del problema e offre spunti su possibili attività di contrasto, chiedendo la ratifica della Convenzione del Consiglio Europeo, presentata a Istanbul, da parte degli Stati Membri, nella quale si parla di maggiore protezione per le donne, coinvolgendo strutture pubbliche e private. «Valide azioni di contrasto alla violenza di genere, e a quella femminile in particolare, deriverebbero da tempestive segnalazioni di abusi, mentre sostegno alle vittime può derivare da vari soggetti, quali impiegati pubblici, personale sanitario in servizio, providers di siti internet, e altre simili figure - ha aggiunto Morten Kjaerum».

Il resoconto sulla base delle risposte delle intervistate stila una classifica dei Paesi Membri, dove si verificano i maggiori casi di abuso o di violenza, con risultati sorprendenti. In tre Paesi europei, spesso considerati tra i più rispettosi delle differenze di genere, è stato riscontrato un numero inaspettato di violenze sulle donne.

In Danimarca il 52%, in Finlandia il 47% e in Svezia il 46% delle intervistate ha ammesso di aver subito violenze. Il rapporto pone l'Italia nella media con il 30% di casi, sotto Francia, Uk e Lussemburgo. Al contrario la Polonia si attesta all'ultimo posto con il dato più basso: solo il 19%. Tuttavia, i curatori dell'inchiesta invitano a trattare i dati con cautela, perché sono notevoli le differenze nelle percezioni di cosa costituisca abuso o violenza tra i diversi campioni di donne.

Richiamando l'attenzione sugli sforzi per ridurre la violenza di genere, la politica si dovrebbe concentrare sull'adozione di pratiche che facciano emergere tali abusi. Questo è fondamentale in quei Paesi e fra quei gruppi sociali dove non si ritiene opportuno parlare apertamente delle violenze subite, dove il grado di denunce alle autorità è basso e dove non ci sono preventivi programmi statali.

Secondo il rapporto la situazione in Europa è preoccupante. Una donna su 10 ha subito forme di violenza sessuale fin dall'età di 15 anni, mentre una su 20 è stata stuprata. Una donna su 10 è stata oggetto di stalking dal parte del precedente partner. La maggior parte delle violenze provengono dal partner, attuale o ex, e il 22% delle intervistate ha affermato che il partner ha abusato di loro durante la relazione.

Un terzo circa (31%) di coloro che sono state stuprate dal partner ha ammesso di esserlo stata ripetutamente, sei o più volte secondo le stime dell'inchiesta. La violenza femminile è uno degli ultimi reati ad essere denunciato: il 14% delle vittime denuncia solo l'incidente più grave provocato dal partner. Simile percentuale di denuncia (13%) si riscontra se il molestatore è uno sconosciuto e anche in questo caso si denuncia solo l'atto più grave.

Infine gli autori del rapporto sottolineano l'urgenza di avviare programmi di sensibilizzazione per le giovani donne, che sono le più vulnerabili, focalizzando l'attenzione anche sui maschi, che dovrebbero essere informati sul fatto che alcuni uomini sono soliti essere violenti con le donne.

Il rapporto fa eco ad uno studio minore, condotto lo scorso anno dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, che aveva rivelato come la violenza sessuale o fisica sia un problema che riguarda la sanità pubblica e che a livello mondiale colpisce più di un terzo delle donne.