All'interno di un nucleo familiare, è molto difficile gestire l'educazione dei figli e spesso accadono episodi spiacevoli di fronte ad un figlio che non obbedisce e non rispetta le regole. Si ricorre facilmente a metodi punitivi estremi, come le sculacciate o le strattonate. Atteggiamenti che nascondono fragilità e frustrazione. Cosa ne pensano gli esperti? Daniele Novara, pedagogista italiano, ha spiegato nel suo libro "Urlare non serve a nulla", quanto questi atteggiamenti siano nocivi nella crescita di un bambino o ragazzo. Anche uno studio del 2014, pubblicato su Child Development da Sarah Kenny e Ming Te Wang, ha dimostrato la tesi di Novara.

Modelli genitoriali: evoluzione nel tempo

Un genitore non vorrebbe mai far del male al proprio figlio. Capita però di confrontarsi con bambini dal temperamento difficile e non sempre la gestione della personalità è semplice. Si vorrebbero ottenere dei risultati, in primo luogo l'obbedienza, e quando questa non arriva, il genitore percepisce un forte senso di disagio che lo porta a perdere la pazienza. Da qui ad usare metodi fisicamente bruschi, il passo è breve. Fortunatamente, rispetto ai modelli genitoriali passati, si sono fatti grandi passi avanti: l'idea di impostare il rapporto genitore-figlio sul perno della paura è ormai obsoleto e a questo modello se ne sono sostituiti degli altri: alcuni fin troppo permissivi, altri fondati sul giusto equilibrio fra accudimento e autorità.

A volte, però, anche questo modello riscontra difficoltà di successo.

Gli psicologi chiariscono le conseguenze di tali azioni e spiegano come un bambino strattonato o un adolescente umiliato perda progressivamente autostima, sprofondando in un senso di svalutazione della propria persona, con il rischio di crescere insicuro e tendere verso atteggiamenti antisociali e di isolamento.

Qual è il giusto approccio?

Anche il metodo verbale deve seguire delle regole ben precise. Evitare il comando è una delle prime accortezze da osservare per arrivare al successo. Al comando va sostituita la regola, chiara e precisa. La precisione sta nella spiegazione intrinseca. Un esempio di comando può essere: "Vai a letto".

La regola chiara e precisa consiste in: "E' tardi, bisogna andare a letto". Utilizzare forme impersonali anziché imperative, è fondamentale per non incappare nell'errore, e rispettare il bambino senza ledere la sua personalità. Questo metodo garantirà loro la sicurezza e l'autonomia di cui hanno bisogno per crescere.

Il piano organizzativo

E' importante stabilire un piano organizzativo. I genitori devono essere coesi e decisi, evitando atteggiamenti di frustrazione. Le regole vanno stabilite da entrambi i genitori e insieme, secondo il principio della coerenza. La pedagogia asserisce chiaramente che se le regole sono sostenute da una sola delle figure genitoriali, il bambino percepirà il disaccordo e tenterà di affiancarsi al genitore accondiscendente.

Questo atteggiamento favorirà la confusione nel minore e provocherà delle rotture nella coppia e nel rapporto con i figli.

La chiarezza è un'altra delle caratteristiche indispensabili; una regola dev'essere semplice e impersonale: è importante che il bambino cui ci rivolgiamo non venga reso colpevole nell'esplicazione della regola. E' giusto dire: "Quando tutti hanno finito di mangiare, possiamo alzarci da tavola", evitando frasi come "Stai seduto! Alzarti ora da tavola è da maleducati".

Tra le riflessioni da attuare sulle regole che organizziamo, c'è l'adeguatezza. Una regola deve essere adatta all'età di un bambino. Non è possibile aspettarsi da bambini molto piccoli atteggiamenti che prevedono un impegno eccessivamente meticoloso, bisogna sempre dare una regola, ma anche a questa dunque vi è un limite che dipende dalle esigenze e dall'età del bambino.

Esiste un livello di sostenibilità delle regole che non va sottovalutato, per non creare sfiducia nel sistema organizzativo. Non bisogna chiedere ad un bambino di giocare senza sudare o correre all'aria aperta e non sporcarsi. Un adulto sa bene che molto probabilmente ciò che sta chiedendo al bambino non accadrà, è necessario prestare attenzione al rapporto di aspettativa che creiamo tra noi e il bambino. Infine, la ragionevolezza è basilare: bisogna formulare una serie di regole che abbiano un senso e una funzione pedagogica nella crescita del piccolo.