Anche Confcommercio lancia dati allarmanti sullo stato di salute dell’economia italiana, rincarando la dose sul 2012 considerato il peggior anno dal dopoguerra a questa parte, con la più elevata riduzione dei consumi, e sull’inizio del nuovo anno che porta con sé un nuovo aumento dei prezzi al consumo ed una conseguente diminuzione del potere di acquisto rispetto al 2011 del 4,1%.

La maggior parte delle famiglie italiane risente ancora del peso della crisi, percependo un peggioramento della propria condizione economica che si riflette su una riduzione della capacità di spesa, dimostrando come la parola crisi faccia ancora parte del nostro vocabolario e benchè la fase acuta sia alle spalle non si possano intravedere nell’imminente segnali positivi di miglioramento.

A preoccupare maggiormente è il mercato del lavoro, il cui accesso per gli inoccupati diventa sempre più problematico, accentuato da un numero di posti di lavori persi che sfiora le 200 mila unità (192.000) dal mese di giugno scorso e da una conseguente maggiore richiesta di sussidi di ore di cassa integrazione (+15,3% rispetto per dicembre 2012 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente).

I consumi maggiormente colpiti sembrano essere quelli relativi a servizi (-3,6%) e beni personali (-2,7%), con Confindustria che registra un decremento di ordinativi provenienti soprattutto dal mercato nazionale. Non a sorpresa, consolidando un trend presente da alcuni anni, dimostrano dinamiche opposte quelli relativi a comunicazioni, mentre rimangono stabili quelli per la persona, la salute e per i beni di prima necessità solitamente dotati di domanda anelastica.