Trascorso appena qualche giorno dalla presentazione delladichiarazione IMU, primo adempimento fiscale fortunatamente solo comunicativo, peri possessori di immobili di uso produttivo (ovvero di categoria catastale D),arriva la doccia fredda chiamata legge di stabilità. Quest’ultima ha redistribuitoper la totalità ai comuni l’IMU versata su abitazioni e negozi, mentre alloStato quella relativa alle imprese.
Gli effetti negativi di questa decisione si scontano nell’impossibilitàper i comuni di deliberare un’aliquota inferiore a quella di base, ai sensidell’articolo 1 comma 380 della Legge 228/2012, permettendo l’applicazionesolo di una maggiorativa nell’ordine del 3 per mille, portando quella massimaal 10,6 per mille, il tutto a tutela delgettito statale che, in caso contrario, potrebbe rivelarsi inferiore.
Pertanto tutti i comuni che già lo scorso anno deliberaronoun’aliquota agevolata, dovranno rivedere le proprie posizioni su indicazionedel Dipartimento delle Finanze secondo il quale gli immobili quali ad esempio icapannoni e quelli produttivi di reddito per le imprese non potranno avere un’aliquotainferiore al 7,6 per mille.
Se il suo probabile effetto ricadrà negativamente sulleimprese, il mantenimento per le amministrazioni comunali del gettito totale diabitazioni e negozi, lascia presupporre che rispetto all’anno di impostaprecedente non si dovrebbe procedere ad un aumento delle aliquote agevolate perabitazione principale e di base. Ricordiamo infatti che il Comune ha lapossibilità di deliberare un aumento o una diminuzione rispettivamente del 2per mille rispetto al 4,6 per mille sulle prime case, e del 3 per millerispetto al 7,6 per le seconde abitazioni, con una diminuzione della metà della base imponibile per gli immobili di interesse storico ed artistico.