L´attività di controllo sulla produzione, distribuzione e vendita dei tabacchi lavorati è svolta dall´Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato (AAMS) che ha mantenuto funzioni di organo di controllo della riscossione e del versamento delle imposte gravanti sui tabacchi lavorati in qualità di Organo del Ministero dell´Economia.

In base al rapporto annuale sul fumo del 2012, indagine commissionata dall'osservatorio fumo alcol e droga dell'Istituto Superiore della Sanità, il numero dei fumatori ammonterebbe a quasi 11 milioni, ovvero circa il 21 per cento della popolazione italiana con più di 15 anni.

Nonostante i gravi danni per la salute che esse rappresentano, lo Stato possiede il monopolio di questi prodotti e di certo, considerando quanti milioni di italiani fanno uso di sigarette, sarebbe veramente una grave perdita per le casse dello Stato se, per assurdo, tutte queste persone smettessero in un solo colpo di fumare.

Sembra che solo una piccola percentuale di fumatori sia informata sulle componenti del prezzo delle sigarette: un'analisi di queste componenti chiarisce perché lo Stato sia tanto affezionato alla rivendita di questo prodotto tanto redditizio quanto nocivo per la salute dei fumatori, ed indirettamente anche dei non fumatori.

Tali prodotti, infatti, accomunati nella più generale categoria dei tabacchi lavorati, sono gravati da diverse imposte: l'accisa, correlata al prezzo di vendita al pubblico, varia in relazione alla categoria del prodotto; il dazio, che si applica solo qualora i prodotti provengono da paesi terzi, cioè non appartenenti alla Unione Europea; Il prezzo finale di vendita al pubblico di un prodotto risulta dalla somma di più componenti, quelle fiscali sopraccitate alle quali si aggiungono l'aggio del rivenditore, nella misura fissa del 10% del prezzo, e la quota di spettanza del produttore che è residuale rispetto al prezzo scelto dal produttore medesimo. In sostanza, ogni volta che compriamo un pacchetto di sigarette, dobbiamo sapere che il 58,5% del prezzo che paghiamo verrà versato nelle casse dell'Erario a titolo di accisa; un ulteriore 17% andrà allo Stato per il pagamento dell'IVA, il 10% ricompenserà il venditore mentre il 14,5% costituirà l'incasso per il produttore.