Il Paeseinveste appena l’1,0% del proprio PIL nel sistema universitario contro unamedia UE dell’1,5% e una media OCSE dell’1,6%. La riduzione del contributopubblico è aggravata dalla difficoltàdegli Atenei di attingere a finanziamenti esterni in un periodo di crisieconomica cosicché solo alcuni Atenei per caratteristiche strutturali riesconoa meglio finanziarsi dall’esterno. L’osservazione che si fa è che in assenza diqualsiasi piano pluriennale di finanziamento differente per dimensione e pertipologia degli Atenei, è difficile per questi ultimi mettere mano a efficaciprogrammi a medio termine.

La riduzione di risorse influisce sulla capacitàdi sostenere le spese correnti e sull’abilità di conservare e valorizzare ilpatrimonio strutturale e strumentale del Sistema Universitario che permette disvolgere i propri compiti istituzionali.

Infine, i dati sulle crescentidifficoltà finanziarie degli Atenei mostrano i segni di un evidente squilibrioterritoriale che pone a rischio l’erogazione dei servizi formativi e lo sviluppodelle capacità di ricerca proprio nelle aree del Paese che già scontano un maggioredisagio economico e sociale. A frontedi tutto ciò, il CUN universitario paventa il consolidarsi del rischio di unincremento dell’emigrazione intellettuale delle giovani generazioni, sia per lapossibilità diffusa di ottenere validi contratti di ricerca in molti Ateneistranieri, sia per il differenziale retributivo, che può arrivare al 50-70% inpiù di quanto percepito in Italia.

Percentualedei laureati

Il numero di chi accede a un titolo di studio universitario collocal’Italia al 34° posto su 36 Paesi considerati [OCSE, 2012]. In terminiassoluti, nella fascia di età 30-34 anni, solo il 19% possiede un diploma di laurea,contro una media europea del 30% [Eurostat, 2009].

Spesa perstudente e diritto allo studio 

Dalle rilevazioni OCSE, l’Italia è al16° posto su 25 Paesi considerati.

Il Rapporto di AlmaLaurea sui laureati diceche il costo totale per laureato, comprensivo di quelli connessi alla durataeffettiva degli studi e di quelli riguardanti gli abbandoni, in Italia èinferiore del 31% rispetto alla media europea. Nel periodo 2000-2008,l’incremento del costo totale per studente è in Italia pari all’8% contro unamedia dei paesi OCSE del 14% e dei Paesi UE19 del 19%.

Immatricolazioni

 Secondoi dati MIUR (Anagrafe Nazionale degli Studenti), gli immatricolati sono scesida 338.482 (nel 2003-2004) a 280.144 (nel 2011-2012), ciò che significa un calodi 58.000 studenti pari al 17% degli immatricolati del 2003. Ciò imputabile peril diminuito interesse per l’istruzione universitaria e/o una diminuitacapacità di accedervi, le cui cause vanno ricercate nell’andamento negativo delciclo economico, cui si aggiunge un mercato del lavoro che non valorizza l’elevataqualificazione scientifica o professionale. E’ anche da notare la contrazionedelle risorse per il diritto allo studio, l’esaurimento della novitàrappresentata dalla riforma universitaria, la contrazione del numero dei corsidi studio e il crescente ricorso al numero programmato.

Studentifuori corso. Secondo il MIUR, nel 2010-2011 gli studenti fuori corsocorrispondono al 33,6% degli iscritti (598.512 su 1.781.786 e, in particolare,336.585 donne su 1.017.499, 261.927 uomini su 764.287 iscritti). Nel 2009 i CFUacquisiti pro-capite dagli studenti dei corsi di laurea triennale sono 28 su 60previsti e ben il 17,3% degli studenti iscritti a tutte le tipologie di corsidi laurea sono totalmente inattivi (cioè con zero CFU acquisiti nell'anno). Perquanto riguarda il tempo di conseguimento della laurea, nel 2008-2009 il 35,9%degli studenti ottiene la laurea triennale nel tempo previsto mentre il 60,6%impiega un tempo maggiore e solo il 3,5% inferiore. Negli anni 2006-2007 e 2007-2008i dati sono simili come mostrato nel grafico.

La laurea magistrale nel 2008-2009è stata conseguita nei tempi previsti dal 48,4% degli studenti.

Accessi aldottorato. In Italia la percentuale di chi accede ai corsi di dottorato èsotto la media europea e ciò significa un numero di 6.000 dottorandi in meno che s’iscrivono ai corsi di dottorato (fasciaetà 25-27 anni). Nel nostro Paese il 50% dei laureati segue i corsi didottorato senza alcuna borsa di studio, mentre si denuncia che la riforma deldottorato di ricerca prevista dalla legge (30 dicembre 2010, n.240) non èattuata.

L’Italia ha un numero di dottori di ricerca per classe di etàche varia dall’1,5% nel 2007 al 2,0% nel 2010 [MIUR Ufficio Statistica,Formazione Post-laurea], appare quasi in linea con la media europea (1,6%-1,7%)[fonte OCSE].

Va osservato che si è ridotto il numero di corsi di dottoratoattivi, passato dai circa 2.200 del 2007 a circa 1.900 nel 2009, anche pereffetto della razionalizzazione dei corsi e delle scuole di dottorato compiutada molte Università.

RapportoDocenti-Studenti: Le ultime rilevazioni OCSE, per il 2010,evidenziano che contro una media di 15,5 studenti per docente, in Italia lamedia è di 18,7. Il rapporto tra docenti e studenti è destinato ad allargarsiper la continua emorragia di professori e anche per la forte limitazione che recentiprovvedimenti legislativi hanno posto al numero di contratti d’insegnamento stipulabilida ciascun Ateneo.