La notizia della bancarotta di una delle città più popolose e floride, almeno fino a poco tempo fa, degli USA ha lasciato tutti col fiato sospeso: e ora cosa accadrà? A chiederselo sono in molti, mai prima di oggi una città degli Stati Uniti aveva dichiarato il fallimento. Detroit, la capitale "dei motori e della musica nera", entra nel primato della bancarotta più grande della storia d'America. Con più di 18,5 miliardi di dollari di debito diversamente non si poteva fare.

Il governatore del Michigan, Rick Snyder, alcuni mesi fa aveva chiesto al commissario straordinario Kevyn Orr nominato per far fronte all'emergenza di fare il possibile, e lui l'ha fatto.

Ha cercato di convincere i creditori, i sindacati, le grandi imprese ma a nulla è valso il suo lavoro. A giugno Orr aveva lanciato un appello alla città "Servono dei sacrifici dolorosi e devono essere condivisi da tutti. Ognuno deve fare la sua parte, altrimenti sarà la bancarotta". E così è stato: non gli è stato permesso di mettere mano anche sui fondi pensione.

I quartieri delle periferie di Detroit sono deserti: i costi degli affitti, la manutenzione, i servizi... sono quasi 80 mila gli edifici disabitati, ma non solo: le forze dell'ordine ridotte al limite non garantiscono il loro operato, il 40% dell'illuminazione cittadina non funziona, i soccorsi arrivano con 1 ora di ritardo rispetto alla media nazionale di 11 minuti.

Quel che è aumentato negli ultimi anni, a Detroit, è il tasso della criminalità e della violenza, con picchi nella disoccupazione che sfiora il 18,6%. Come spiega un avvocato esperto di fallimenti pubblici: "Non basterà sanare il debito, serve un cambio strutturale di tutta la gestione a partire dagli stipendi dei lavoratori pubblici, alrimenti da qui a pochi mesi i problemi torneranno uguali ad adesso". Piccoli accenni di ripresa vi sono nei tre colossi dell'economia della metropoli, Gm, Ford e Chrysler, che sono ripartiti con la produzione e il mercato delle auto. Anche il settore immobiliare sembra mostrare un accenno di ripresa. Attendiamo col fiato sospeso.