Riforma Pensioni: il Governo Letta continua a pensarci. Mentre Giovannini, attuale ministro del Lavoro, afferma che un "ulteriore intervento" ora, sulle pensioni, è escluso dalla crisi, Cesare Damiano del Partito Democratico (presidente Commissione Lavoro alla Camera) vede sempre più sfumare le possibilità di attuazione della sua proposta di legge.

La riforma delle pensioni del Governo Letta continua a essere seguita con grandissima attenzione. Le ultime novità parlano di volontà di cambiamento (Damiano) e necessità di non cambiare (Giovannini e Saccomanni).

La proposta per la riforma delle pensioni da parte di Damiano, lo ricordiamo, è la seguente. Anzitutto, si allarga il ventaglio dei salvaguardati, poi si pensa ancora una volta in termini di flessibilità per le uscite: con l'ipotetica riforma pensioni di Damiano ci si potrebbe ritirare tra i 62 e i 70 anni a patto di avere 35 anni di contributi e di accettare riduzioni dell'assegno.

Le cifre della riduzione vedrebbero il 2% in meno per ogni anno anticipato rispetto ai 65 anni di pensionamento, fino al tetto massimo di riduzione dell'8%, questo mentre, d'altra parte (e questa idea non piacerà molto ai giovani, c'è da scommetterci) incentivi per chi rimane in servizio più a lungo: il 2% in più per ogni anno fino a un massimo di 70 anni.

Per la riforma delle pensioni proposta entro il Governo Letta, come detto, le dichiarazioni di Giovannini rappresentano comunque un'ulteriore doccia gelata. Dal canto suo Damiano ricorda, sostanzialmente, che la proposta sarebbe volta a reinserire un certo principio di gradualità che, come tutti gli italiani ben sanno, era stato clamorosamente ignorato dalla Fornero che aveva innalzato violentemente l'età pensionabile fino ai 67 anni.

Ce la farà il Governo Letta a realizzare la riforma delle pensioni? Al momento, sebbene se ne parli, previsioni ottimistiche sarebbero un azzardo, e in tutto questo la proposta di legge di Damiano sembra avere sempre minori chance di attuazione.