Il premier Enrico Letta ha parlato al Parlamento a proposito di un "piano articolato sul tema della legalità dei capitali all'estero". Il tema toccato da Letta oggi è abbastanza rovente anche se il governo sembra stia facendo dei passi avanti nel risolvere questa complicata questione. Far rientrare i capitali Italiani esportati in Svizzera è l'obiettivo principale e il nostro Governo si sta muovendo su due binari: tramite una normativa si potrebbe favorire lo spontaneo rientro di questi capitali o addirittura si potrebbe giungere ad un accordo con la Svizzera in modo tale da conoscere direttamente i nominativi dei nostri connazionali con capitali nel Paese elvetico.



Il governo Italiano sta lavorando in cerca della soluzione più congeniale cercando di monetizzare il più possibile da queste sanzioni da applicare. Le sanzioni in questo caso però non sarebbero l'antidoto giusto. Non si favorirebbe affatto un rimpatrio volontario dei capitali, anzi si incentiverebbe ad esportarli. Al Parlamento sono molteplici le soluzioni che sono state proposte, e la più accettabile sarebbe quella di uno sconto sulle sanzioni che i contribuenti dovrebbero pagare se si autodenunciassero. In caso il contribuente avesse subito verifiche o ricevuto questionari, non potrebbe godere di tale vantaggio (se così si può considerare).

La seconda strada che il governo potrebbe intraprendere prevede il rilascio di nominativi con capitali in Svizzera.

Il Ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni nel luglio di quest'anno ha dichiarato che una volta ottenuti i nominativi, avrebbe pensato l'Italia a tassare gli evasori.  La totale trasparenza garantirebbe all'Italia un'entrata di circa 40 miliardi di euro dato che i capitali in Svizzera si aggirano intorno ai 120-180 miliardi.  L'aliquota italiana, essendo del 25%, permetterebbe il rientro di 40 miliardi nelle casse dello Stato.

La Svizzera però ha già lasciato capire che l'aliquota dovrà essere più bassa di altri Paesi, essendo intervenuti anni fa alcuni condoni che hanno permesso il rientro di capitali in Italia. Questo significherebbe un incasso di 12-15 miliardi e il rischio che le banche elvetiche spostino i capitali nei paradisi fiscali rimane sempre vivo.