Secondo le stime preliminari diffuse stamane dall'Istat, in Italia il prodotto interno lordo è diminuito nel terzo trimestre 2013 dello 0,1% in termini congiunturali e dell'1,9% su base tendenziale. Il dato che emerge dal comunicato dell'Istituto nazionale di statistica è coerente con le attese degli analisti e con le stime dei conti nazionali pubblicate il 3 ottobre scorso.

La flessione congiunturale rispetto al trimestre precedente è dovuta al calo del valore aggiunto nei comparti primario e terziario, rispettivamente dell'agricoltura e dei servizi.

Il tutto pur considerando che, complessivamente, nei mesi di luglio, agosto e settembre 2013 si sono avute da calendario 3 giornate lavorative in più rispetto al secondo trimestre. La variazione tendenziale su base annua rispetto al terzo trimestre 2012 è pari, invece, a -1,9%.

Nel periodo di riferimento, la crescita acquisita, ovvero il dato numerico che si otterrebbe in presenza di una variazione percentuale nulla nel quarto e ultimo trimestre 2013, risulta anch'essa attestarsi al -1,9%. A parziale consolazione, l'Istat vi registra una lieve crescita nel settore industriale, non quantificata. Ciò significa probabilmente che gli investimenti delle imprese - in attrezzature, impianti e reti fisiche -, hanno contribuito a compensare la debolezza della domanda interna che ha trascinato al ribasso il comparto dei servizi.

L'economia italiana, che rappresenta il 16,5% del P.I.L. dell'eurozona, continua quindi la sua lunga (retro) marcia recessiva ormai da 9 trimestri consecutivi, bloccata in un circolo vizioso di disinvestimenti esteri e disoccupazione. La ripresa, se e quando si materializzerà, sarà fragile e la strada del ritorno alla prosperità difficile, lunga e vulnerabile alle battute d'arresto.

Il confronto internazionale, anche con Paesi "periferici" dell'U.E. come Spagna e Portogallo che hanno abbandonato la spirale di crescita negativa, comincia a diventare imbarazzante. La nostra pessima classe politica sembra però incapace di attuare misure di politica-economica, fiscali e monetarie, che invertano il trend di decrescita e riforme strutturali necessarie a recuperare competitività