Poste italiane, il decreto di privatizzazione: le poste in vendita.
Parte il decreto di privatizzazione di Poste Italiane. Così ha riferito Letta ieri intervistato dalla Gruber su La 7. Un'operazione che dovrebbe portare nelle casse dello Stato almeno 6 miliardi necessari per ridurre il debito pubblico. Inoltre ha aggiunto: "Abbiamo poi intenzione di far partecipare i lavoratori alla gestione, una parte dei dipendenti sarà rappresentata nel cda della società".
Nel testo del decreto si dichiara che la prima fase di apertura del capitale ai privati deve passare attraverso un'Ipo.
L'Ipo è l'acronimo di Initial Public offering. Ovvero nella prima fase l'offerta si rivolgerà ai risparmiatori italiani, agli investitori istituzionali italiani e internazionali e ai dipendenti del gruppo che godranno, attraverso meccanismi di incentivazione, di agevolazioni particolari. Nel momento in cui una società esordisce in borsa vive una prima fase in cui sollecita risparmiatori e investitori a puntare nelle proprie azioni. Dunque le ripartizioni saranno di tale portata, il 5% delle azioni sarà riservata ai dipendenti, il resto al pubblico retail, mentre un 50 e 60% ad investitori istituzionali.
Il Ministro Saccomanni ieri ha riferito che ci si può aspettare un incasso di 4 miliardi.
Il 40% è la quota privatizzata, dunque le poste, con i suoi 14000 uffici sparsi in tutto il territorio nazionale, su cui rimarrà il controllo pubblico, dovrebbe avere un valore di 10 miliardi di euro.
Ora bisognerà solo attendere il prezzo di vendita e la risposta del mercato. Sempre ieri Letta ha affermato che da oggi verrà spostato a fine maggio la scadenza del 16 febbraio dei premi Inail a tutto vantaggio delle imprese. Anche questa è sicuramente per le imprese una buona notizia, la morsa dei pagamenti si allenta.