L'Eurozona sta attraversando un periodo prolungato di bassa inflazione, destinata però a risalire. Il presidente della Bce Draghi afferma che i tassi resteranno ai livelli attuali o addirittura inferiori ancora a lungo.

La Bce è chiamata a svolgere un continuo e attento monitoraggio circa gli sviluppi sui mercati monetari. E' pronta inoltre - ha dichiarato il presidente, parlando in conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo - ad "azioni decisive" se si riveleranno necessarie a garantire la stabilità dei prezzi. L'inflazione resterà bassa a lungo ma assicura che l'Eurozona non subirà alcuna deflazione.

"La ripresa è modesta ma mostra segnali incoraggianti". Aggiunge Draghi: "dobbiamo essere estremamente cauti".

Il numero uno della Bce ha precisato che il board dell'istituzione segue "attentamente la volatilità" vista in questi ultimi tempi sulle dinamiche del mercato monetario.

Draghi non pare però preoccupato dai mercati e dalle economie dell'area euro che "finora hanno mostrato una buona resistenza" alle tensioni finanziarie che colpiscono diversi paesi emergenti, mostrando una resistenza maggiore rispetto all'anno scorso.

Inoltre assicura che gli effetti della politica monetaria di bassi tassi da parte della Banca centrale europea non si ripercuotono sui tassi applicati in Italia. La Bce ha confermato che i tassi di interesse della zona euro (cioè dei paesi dell'Unione Europea che adottano tale moneta) restano al loro minimo storico: 0,25%.

La decisione è stata confermata sebbene i nuovi stop dell'inflazione avessero indotto alcuni analisti a ipotizzare un taglio. Le attese prevalenti si concentravano sul mantenimento dello stato attuale. Nel novembre 2013, infatti, la Bce aveva reagito con un taglio dei tassi di un quarto di punto. I dati di gennaio hanno mostrato una nuova frenata del costo della vita, che si attesta ora allo 0,7 per cento: un valore lontano da quello auspicato dalla Bce, che vorrebbe l'inflazione (sulla media di 18-24 mesi) intorno al 2 per cento.