Per la serie, questa volta l'Italia rischia di rimetterci la faccia di fronte agli Stati Uniti, alla Nato e forse qualcosa in più.


Sul banco degli 'imputati', sale ancora una volta Matteo Renzi con la decisione di tagliare la commessa internazionale per i nuovi caccia intercettori F-35, ossia 90 velivoli per un costo stimato nel luglio scorso pari a 14,3 miliardi di euro in 15 anni dei quali 2,5 già spesi.


Ecco perchè il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha deciso di convocare d'urgenza il Consiglio Supremo di Difesa con la presenza, naturalmente, del Presidente del Consiglio oltre a quella di Pier Carlo Padoan (Ministro dell' Economia), Roberta Pinotti (Ministro della Difesa), Federica Guidi (Ministro dello sviluppo Economico) e il sottosegretario Graziano Delrio.


Questo tipo di decisioni non vanno prese alla 'leggera', sembrerebbe essere stato il messaggio lanciato al premier Renzi, perchè di mezzo ci sarebbe la credibilità internazionale del nostro Paese di fronte agli Stati Uniti oltre al contraccolpo economico che una decisione del genere creerebbe: il "significativo ridimensionamento" di cui si è parlato in queste giorni potrebbe infatti costare all'Italia il pagamento di costose penali e la perdita di importanti risorse occupazionali.


La Lockheed Martin che si occupa proprio del progetto di costruzione degli F-35 ha rammentato che in Italia, si creeranno 6.300 posti di lavoro al picco della produzione (tra il 2017 e il 2023), mentre una media di 5.400 posti di lavoro sarà mantenuta stabilmente tra il 2017 e il 2026. 
Inoltre, il solo ciclo di produzione degli F-35 nel nostro Paese consentirà un ricavo di 15,7 miliardi di dollari all’economia italiana.