Nel 2013 iniziano ufficialmente i negoziati tra Bruxelles e Washington per la Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP), il più importante accordo commerciale della storia. Da allora si sono tenuti 13 incontri, l'ultimo dei quali a fine aprile 2016. Ma l'ombra della segretezza fa sempre più discutere. Per 3 anni i negoziatori hanno taciuto alle Camere dei Rappresentanti molti punti dell'accordo.

Si è parlato dei vantaggi strategici per i cittadini e per le imprese, ma sono sempre più evidenti i motivi per cui si è stata imposta la segretezza degli accordi.

Da un lato si promettono vantaggi per entrambe le sponde dell'Atlantico - crescita del PIL e dell'occupazione; dall'altra, economisti ed esperti di fama mondiale, come il Nobel Joseph Stiglitz, hanno evidenziato gli aspetti più controversi - i rischi per l'ambiente e per la sicurezza alimentare, ma anche per i diritti dei consumatori e delle piccole imprese europee.

Greenpeace Olanda, con la pubblicazione di 3/4 dei documenti del trattato, ci ha dato uno strumento per capire di cosa si tratta (è possibile scaricare i documenti del trattato dal sito che Greenpeace ha aperto).

Questi evidenziano come il trattato non si esaurisca con il libero scambio di merci, ma c'è molto di più. La vera posta in gioco sono le norme per la sicurezza alimentare e per la tutela dell'ambiente, che secondo i più pessimisti, favoriranno soltanto le grandi multinazionali non il benessere collettivo.

Parte I: Sicurezza alimentare

Il settore agro-alimentare è il cuore pulsante dell'accordo ed è l'aspetto che interessa maggiormente i cittadini. Un paese come l'Italia, la cui industria agro-alimentare è un'eccellenza riconosciuta da tutto il mondo, rischia di esportare a costi bassi, ma senza guadagnarci. Prendiamo come esempio il celebre Parmigiano Reggiano, per analizzare le due facce del TTIP.

L'UE difende i cosiddetti DOP, DOC, DOCG perché in questo modo garantisce ai consumatori un prodotto controllato e sano, seguendo anche il principio di precauzione. In pratica, quando le ricerche scientifiche sono insufficienti a certificare la salubrità di un prodotto, nel dubbio questo non è approvato. Negli USA, invece se non ci sono prove scientifiche certe sulla nocività di un prodotto, quest'ultimo può essere commercializzato (esempi sono gli OGM e l'ormone della crescita).

Quindi da un lato, l'Italia potrà esportare il Parmigiano senza pagare i dazi americani (sui prodotti caseari sono al 140%), ma dall'altro rischia di liberalizzare l'importazione di prodotti americani, che non soddisfano i requisiti che proteggono la genuinità del prodotto italiano.

Tra qualche anno, potremmo quindi trovarci a scegliere tra il Parmigiano Reggiano DOP o un Parmesan Made in USA, che costa molto meno, ma non ha niente del formaggio se non il nome.

Questo primo esempio dimostra l'ambigua natura dell'accordo. Per i cittadini è vitale essere informati, perché è in gioco anche il Made in Italy e, soprattutto, le informazioni sugli alimenti nei nostri supermercati che ci aiutano a scegliere il prodotto migliore. Il capitolo sulla sicurezza alimentare mette in discussione anche l'etichettatura dei prodotti. L'UE garantisce una trasparenza sulla provenienza di tutti gli ingredienti, per tutelare i consumatori e assicurarsi che non vi siano sostanze nocive.

Ci sono ancora troppe differenze tra i due sistemi, per cui nessuno deve aver fretta a chiudere l'accordo - basti pensare che nella lista delle sostanze nocive l'UE ha inserito più di 1200 nomi, negli USA è ferma a 11.

Queste differenze devono andare incontro al benessere dei cittadini, non al lassismo sfrenato. La sicurezza alimentare è uno dei tanti settori che il TTIP cerca di uniformare, ma non è l'unico. Proprio per la complessità dell'accordo sarà necessaria un'analisi approfondita per argomento, perché il cittadino informato vive meglio e sceglie bene.