Trame.6 è stato inaugurato il 15 giugno con un reading e uno spettacolo teatrale “anticontraffazione” che rientrano nel Progetto Nazionale di Educazione all'acquisto legale e responsabile di Confcommercio.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Anna Lapini, componente di giunta Confcommercio Imprese per l'Italia con incarico per la legalità e la sicurezza, per porle alcune domande sul Festival e sulle azioni contro il malaffare per l'intervista che gentilmente ci ha concesso.
Racket, usura e corruzione sono una grave e concreta minaccia all'imprenditorialità.
Secondo lei quali azioni è necessario intraprendere per liberare le imprese da questa dura forma di criminalità?
La Confcommercio continua a sostenere Trame in quanto assolutamente in linea con la sua filosofia: combattere il racket, l'usura, la violenza attraverso l'esempio e la cultura, convinti che bisogna rivolgersi ai giovani e cercare di diffondere “la cultura della legalità”. Trame ci dà l'occasione di comunicare con un linguaggio diverso, nuovo e senza retorica, la volontà delle imprese di essere libere dalla criminalità.
Un'altra tematica a cui teniamo tanto è la diffusione di una maggiore consapevolezza delle conseguenze, per la salute oltre che economiche, di un acquisto di materiale contraffatto oppure di un servizio illegale.
Per la criminalità organizzata il mercato non è più dettato da droga, fumo o alcol ma da oggetti di uso quotidiano. Abbigliamento, scarpe, giocattoli, alimentari, cosmetici, profumi... beni consumati da tutti. Ciò causa un danno di proporzioni incredibili.
Si pensa che le vittime di racket e usura si trovino soprattutto nei territori storici della criminalità organizzata.
È così che stanno le cose o è un male diffuso in tutta Italia?
Sì, è provato anche dalle nostre indagini, dalle statistiche Censis e da tutti gli studi. È diffuso dappertutto anche per la tipologia delle merci. Oggetti che vanno ovunque, entrano in tutte le case. Da un'indagine condotta da Confcommercio risulta che una persona su quattro, almeno una volta all'anno, acquista un prodotto o un servizio contraffatto.
Inoltre il 70% è convinto di aver fatto un buon affare.
Cosa rappresenta il Festival Trame in un piccolo paese o una cittadina calabresi?
Qui stanno cambiando la cultura. Ragazzi che studiano o lavorano e, per una settimana all'anno, sacrificano tempo o ferie per mettersi al servizio di questo cambiamento culturale. Volontari, ospiti, cittadini sono consapevoli del grande cambiamento in atto in questo piccolo luogo. Hanno fatto molto, resta tanto da fare ma sono convinta che si riuscirà a costruire ancora altro.
Ci siamo preposti di girare tutta l'Italia con il reading e lo spettacolo teatrale per informare i nostri colleghi di quelli che sono i danni di questo sistema di criminalità organizzata.
La legalità non è solo un fatto etico e sociale, ma anche economico. I numeri ci dicono che il malaffare sottrae al commercio, agli alberghi, ai pubblici esercizi circa 27 miliardi di euro all'anno e mette a rischio oltre 260 mila posti di lavoro regolare.
“Costruire trame contro il malaffare” è uno slogan del Festival. Per vincere la criminalità bisogna fare “rete”?
In tanti sostengono che questo non è più il momento dei navigatori solitari ma dell'insieme che vince. Per noi è un fatto economico, non lo nascondiamo. Dobbiamo combattere contro la merce contraffatta e le criminalità perché se un imprenditore non è libero dal racket e non è sicuro nel luogo dove lavora certamente non può produrre profitto né per sé né per lo Stato.
Il mio presidente nazionale, Carlo Sangalli, dice sempre che denunciare si può, si deve e conviene. Si può perché è possibile, lo vediamo con l'azione di tante organizzazioni sul territorio che non si è più soli. Si deve in quanto è un dovere. Conviene perché è evidente quanto è necessario agire per invertire la rotta.
Si ringrazia l'Ufficio Stampa del Trame Festival dei libri sulle mafie e in particolare Fiammetta Biancatelli per i contatti e la disponibilità.