Unicredit ha portato a termine con successo il più grande aumento di capitale della storia di Piazza Affari. Durante il periodo di offerta ai soci una percentuale del 99,8% delle nuove azioni era stata collocata per un controvalore di 12,97 miliardi su un totale obiettivo di circa 13. La quota marginale di diritti inoptati sono stati venduti per circa 15 milioni nel primo giorno di offerta.

Il giudizio positivo sul piano di rilancio

Il successo dell'iniziativa costituisce una conferma della piena fiducia dei mercati e, in particolare degli azionisti di riferimento di Unicredit, nel nuovo piano di rilancio dell'istituto: sia il fondo di Abu Dhabi Aabar titolare del 5% dell'istituto che il fondo USA Capital Research con il 6,7% hanno sottoscritto integralmente la loro quota di aumento.

Nella fase di partenza, il nuovo business plan si è concentrato sulla "pulizia di bilancio" con una quantità molto rilevante di rettifiche sui crediti in sofferenza, svalutazione di partecipazioni (tra cui quella nel fondo atlante) e un accordo per la dismissione di sofferenze per circa 17,7 miliardi ad un valore di trasferimento vicino al 13% del saldo lordo.

Portato a termine questo importante risultato il focus andrà ora spostato sul raggiungimento degli obiettivi, che includono un utile da 4,7 miliardi nel 2019 con Cet1 superiore al 12,5%.

Il nodo della Governance

Il maxi aumento ha avuto un evidente effetto di diluizione sulle partecipazioni delle Fondazioni Bancarie che si troveranno a scendere sotto il 5%. In particolare da rilevare l'approccio "istituzionale" di Cariverona che non chiederà di essere rappresentata in consiglio. La modifica degli assetti azionari avrà probabilmente degli impatti sul rinnovo del consiglio che, ad oggi, risulta espressione un sistema di interessi e di un approccio alla gestione della banca, che ha visto nella nomina dell'amministratore delegato Mustier un profondo momento di discontinuità che, con ogni probabilità dovrà influenzare anche la governance dell'istituto.