L'assemblea degli azionisti di Unicredit ha approvato il maxi aumento di capitale da 13 miliardi. L'importo era già stato prefigurato all'atto della presentazione del piano triennale Trasform 2019 che tra le altre cose prevedeva la dismissione di NPL per 17,7 miliardi e maggiori rettifiche sui crediti deteriorati per 8,1 miliardi.

Previsti anche costi connessi alla riduzione del personale per 6500 unità pari a 1,7 miliardi e altre rettifiche sull'attivo patrimoniale per complessivi 1,4 miliardi.

Nessuna sorpresa dall'assemblea

Voto favorevole all'aumento da pere del 99,6% del capitale presente con approvaziona a larga maggioranza anche del raggruppamento delle azioni in rapporto di 1 a 10.

Hanno partecipato al voto soci e delegati per un importo pari al 52% del capitale dell'istituto.

Nessuna variazione di rilievo nelle quote dei azionisti di maggioranza con Blackrock titolare del 4,8%, Capital Research del 6,7% e Aabar poco più del 5%.

Confermati anche i vertici con Jean Pierre Mustier come amministratore delegato, assiema i due consiglieri nominati negli ultimi mesi, Martha Dagmar Boeckenfeld e Sergio Balbinot.

Un operazione di pulizia in grande stile

L'operazione appena approvata è piuttosto ambiziosa e risponde alle logiche di riduzione dei rischi, miglioramento della qualità dell'attivo e ristrutturazione delle operations al fine di guadagnare efficienza e spostare il focus dell'istituto sul core bunisess retail.

Gran parte dell'operazione di pulizia è incentrata sulla cessione dei NPL, per i quali è stato raggiunto un accordo con PIMCO e Fortress.

L'aumento prende il via in un momento molto difficile per il sistema bancario italiano, con il governo che ha appena varato un "salvagente" da 20 miliardi e l'incognita del costo reale della ricapitalizzazione precauzionale a cui andrà incontro MPS.

Allo stato i mercati borsistici sembrano ricevere positivamente l'inziativa di pulizia che non richiederà interventi pubblici e sarà realizzata facendo leva sulle risorse interne dell'istituto.