Nella puntata di questo sabato 29 luglio di "In onda" su La7 è intervenuta Elsa Fornero, docente universitaria ed ex ministra del Lavoro, la quale si è soffermata su alcuni temi di attualità. Ecco le parti salienti di quello che ha detto.
'Scettica su approvazione della legge per la riduzione dei vitalizi parlamentari: rischia di finire nel niente'
Partendo dalla possibile approvazione della legge che ridurrebbe i vitalizi dei parlamentari la Fornero ha detto: "Io condivido lo scetticismo di chi pensa che in Senato potrebbe non essere approvata.
Devo anche dire che mi pare in questo caso l'obiettivo sia stato anche troppo ambizioso. Nel 2012 invece noi abbastanza in silenzio nel 2012 convincemmo i due Presidenti di Camera e Senato a partire immediatamente con il metodo contributivo per il calcolo delle Pensioni parlamentari, anche se noi lo facemmo per il futuro, per evitare una bocciatura. Sul passato io credo che a un certo punto occorra una qualche pacificazione sui privilegi pensionistici, come le baby pensioni. Pacificazione vuol dire chiedere un contributo di solidarietà a chi ha pensioni troppo alte che non corrispondono ai contributi versati e mi permetto di dire che questo sarebbe costituzionale, mentre il ricalcolo pensionistico per tutti è una strada troppo irta di difficoltà e rischia di finire nel niente".
'Sarei potuta andare in pensione da ministro guadagnando il doppio, ma ho preferito tornare a insegnare'
La Fornero ha poi risposto alla domanda se si ritenga una privilegiata, dicendo: "Come professore universitario un po' lo sono, però non ne ho mai fatto un vanto. Quando stavo per finire il mio lavoro di ministro venne un funzionario dell'INPS e mi disse che se fossi andata in pensione da ministro avrei avuto un importo pensionistico più che doppio rispetto a quello che invente avrei avuto cinque anni dopo come professore, ma io avrei preferito neppure saperlo perché ho fatto il ministro non pensando a certe cose. Però ho detto che in ogni caso sarei tornata all'insegnamento e alla ricerca: quindi andrò in pensione a novembre dell'anno prossimo sapendo che mi sarò pagata i contributi da sola.
E' chiaro che rispetto a un operaio metalmeccanico io mi sento privilegiata, perché il mio è un lavoro che nell'età anziana si potrebbe anche svolgere gratis perché ci piace. Questo è uno dei problemi della curva retributiva in Italia, che forse nell'età anziana dovrebbe scendere un po' mentre invece negli scorsi anni le retribuzioni degli anziani crescevano molto e gli si agganciavano pensioni generose. Insomma di storture ce ne sono moltissime".
'Ecco come funziona il sistema pensionistico contributivo'
Sul sistema pensionistico attualmente in vigore la Fornero ha precisato: "Oggi siamo dentro al metodo contributivo, il quale è compatibile con la flessibilità nell'età di pensionamento, la quale è bellissima purché ciascuno se la paghi e non se invece la si fa pagare a un altro.
Il metodo contributivo prevede che oggi si possa andare in pensione fra i 63 e i 70 anni. Esso significa che se uno vuol andare a 63 anni può farlo ma in base ai contributi che si sono accumulati fino a quel momento, se uno vuol andarci a 65 anni i contributi saranno più alti e l'assegno più alto e così via".
'Si parla tanto di pensioni ma il punto centrale è creare il lavoro, servirebbe una decontribuzione strutturale'
Sulle priorità economiche del paese la Fornero ha concluso: "Il punto centrale è il lavoro anche se noi parliamo sempre di pensioni: questa è una nostra stortura. Ma noi siamo incapaci come società di risolvere il problema del lavoro, specie per giovani e donne. Ai nostri tempi nel 2012 non c'erano le condizioni economiche per farlo, ma oggi servirebbe un po' di decontribuzione per il lavoro strutturale e questo è un trasferimento di ricchezza dagli anziani ai più giovani.
Nella Finanziaria dello scorso anno si è voluto dare una 14a mensilità a tutti, ma esso forse non è stato un modo socialmente equo di usare risorse peraltro scarse: probabilmente se queste risorse le avessimo destinate a creare lavoro sarebbe stato meglio. Comunque va detto che tutte le riforme richiedono tempo per produrre effetti e ad oggi in Italia vi è ancora una delle età medie di pensionamento fra le più basse in Europa".