Nella Legge di Bilancio non sembra esserci traccia del bonus bebè, quella misura di sostegno alle famiglie con nuovi figli, nata anche nell’ottica di rilanciare il basso tasso di natalità. Un problema, quello delle scarse nascite, che è uscito fuori anche sul tema delle pensioni, con dati statistici che mettono in luce il fatto che il Paese sta invecchiando e che le nascite non riescono a compensare i decessi.
Un problema che si abbatte sulle pensioni, perché l’Inps ha uscite molto superiori alle entrate, dal momento che sono molte di più le persone anziane a cui dare la pensione rispetto ai giovani che versano i contributi perché lavorano.
Le scarse nascite e la disoccupazione finiscono per entrare nel calderone di una serie di interventi del Governo sul sostegno per famiglie con prole in difficoltà o che non possono permettersi di avere bambini. Ecco perché, in questa ottica, la mancata conferma del bonus bebè appare come una improbabile retromarcia del Governo. Un fatto che ha già scatenato polemiche con Renzi (con il suo Governo è nato proprio il Bonus Bebè) che accusa l’attuale esecutivo di non riuscire a confermare la misura e con Gentiloni che scarica le responsabilità sul precedente Governo che ha speso i soldi risparmiati proprio sul bonus, per esigenze di bilancio. Qualcosa in aiuto alle famiglie, però, potrebbe lo stesso arrivare, perché sembra esserci in arrivo una grande novità, il bonus figli a carico.
Come funzionerebbe questo ipotetico incentivo
I benpensanti, gli ottimisti e i fiduciosi pensano che la mancata conferma del bonus bebè sia l'anticamera per l'approvazione di un vecchio disegno di legge del 2014, che da marzo è finito all’esame delle Commissioni in Senato. Una proposta legislativa che adesso sembra essere tornata in auge proprio per il legame con il bonus bebè.
Un bonus che non coprirebbe solo le nuove nascite ed i figli adottati fino al terzo anno di età, ma che andrebbe a coprire tutti i figli a carico fino ai 25 anni di età. Un bonus con le maglie dell’Isee piuttosto larghe, fino a 50mila euro per l’incasso intero dell’incentivo e fino a 70mila euro per quello ridotto. Un incentivo da 150 euro al mese per ogni figlio a carico che scenderebbe a 100 euro al mese per i figli tra i 18 ed i 25 anni di età.
Sarebbe un bonus rivoluzionario, che coprirebbe i figli più piccoli ma anche quelli che pur in età lavorativa, per motivi di studio o di disoccupazione, sono a carico dei propri genitori.
Quando il Bonus?
Secondo le ultime indiscrezioni, anche se da più parti considerate troppo ottimistiche, entro Natale potrebbe materializzarsi questo "regalo" per molte famiglie. Usare il condizionale è obbligatorio, perché a pensarci bene la misura, così come viene pubblicizzata da numerosi siti e addirittura da autorevoli quotidiani a tiratura nazionale, presenta controindicazioni finanziarie notevoli. Molti gridano alla bufala, anche se non si può parlare di notizia falsa a 360 gradi. La proposta di legge esiste, solo che sarebbe molto dispendiosa per il Governo.
Parliamo dello stesso esecutivo che come dicevamo in premessa giustifica la mancata conferma del bonus bebè per il 2018, con i soldi che al posto di confluire nell’estensione della misura sono stati utilizzati per altro.
Il dubbio è sempre lo stesso e riguarda dove il Governo reperirebbe i soldi per concedere questo incentivo per i figli a carico ad una fetta di famiglie più vasta di quella del Bonus Bebè che aveva un Isee massimo fino a 25mila euro e che riguardava un numero di figli ridotto per via dell’età, perché comprendeva bambini tra zero e tre anni di età. Gentiloni accusa Renzi di aver distolto 120 milioni di euro (il risparmio rispetto agli stanziamenti per la misura confermati dall’Inps per il 2015 e ipotetici per il 2016 e 2017) che sarebbero serviti per confermare la misura per il 2018. Non confermare la misura per “solo” 120 milioni di euro lascia dubbi seri circa l’ipotesi di lanciare una nuova misura che costerebbe almeno dieci volte tanto.