L'imposta sul valore aggiunto, conosciuta da tutti con il nome di Iva, potrebbe subire a partire dal 2019 un aumento fino al 25 per cento. Con la Legge di Bilancio per il 2018, la cui discussione è in corso in Parlamento, si è scongiurato l'innalzamento fin dal prossimo anno. Un rischio però soltanto rinviato, in quanto tutto dipenderà dal raggiungimento degli obiettivi prefissati dal governo nell'attuale manovra finanziaria.
Dal 2015 ad oggi, i governi che si sono succeduti hanno sempre trovato la quadra. Potrebbe però non accadere lo stesso il prossimo anno, quando incomberà su milioni di cittadini italiani il fardello di un eventuale rialzo.
Su cosa si rischia
Il settore della tecnologia sarà uno dei più investiti dal possibile aumento dell'Iva al 25 per cento a partire dal 2019. Se si dovesse arrivare al punto in cui il governo dovrà alzare bandiera bianca, si alzerebbero i prezzi di televisori, smartphone, tablet, computer. Ma non solo, perché i rialzi coinvolgerebbero anche gli attuali abbonamenti a internet, oppure quelli firmati con le compagnie telefoniche.
Ad esempio, se oggi si acquista un prodotto che costa 400 euro, con l'iva al 22 per cento, si dovrà applicare un aumento pari al 3 per cento, arrivando ad un costo complessivo di importo pari a 412 euro. Apparentemente può sembrare un aumento non significativo, ma se andato a sommare con quello di altri articoli, a livello mensile può incidere pesantemente sul budget di una famiglia con un reddito medio-basso.
Cattive notizie anche per gli amanti dello shopping. Un eventuale rialzo andrebbe a colpire il tariffario degli articoli di abbigliamento di qualsiasi marca, da quella più conosciuta a quella meno. Se oggi un paio di jeans firmati possono costare anche 200 euro, l'aumento dell'imposta sul valore aggiunto porterebbe il costo a 206 euro.
Facendo un confronto su una spesa complessiva, le idee possono essere ancora più chiare. Poniamo ad esempio che si vogliano destinare 1.000 euro per l'acquisto di capi d'abbigliamento in un determinato periodo dell'anno, magari durante i saldi. Il tre per cento in più andrebbe ad incidere complessivamente per 30 euro.
Il patto con l'Europa
Il fardello del rialzo dell'Iva trova la sua origine con la Legge di Stabilità del 2015, votata dal Parlamento italiano nell'autunno dell'anno precedente. Sono passati 3 anni, ma il pericolo rimane ancora concreto. Tutto deve essere ricondotto alle clausole di salvaguardia, con cui il governo ha l'occasione di modificare la Politica fiscale qualora le cose non andassero per il verso giusto. Se dovessero venire attivate, scatterebbe il rialzo della tanto odiata imposta e delle accise.