Nel contratto di governo c’è un punto che riguarda gli italiani indebitati col fisco ed alle prese con le cartelle esattoriali. Si tratta della cosiddetta 'pace fiscale', provvedimento che continuamente Salvini propone all’attenzione dell’opinione pubblica. Una specie di sanatoria delle cartelle che serve all'esecutivo per fare cassa. Infatti, per la Lega questa sarebbe una misura che porterebbe nelle casse statali 60 miliardi nel prossimo biennio, con 35 di questi già l’anno venturo. Cifre che, tuttavia, non trovano riscontri e che sono, anzi, contestate dall’Agenzia delle entrate e dalla Corte dei Conti.

Quasi a dar ragione ai tecnici, alcune indiscrezioni sembrano voler confermare la volontà di Salvini di correggere il tiro, attuando un vero e proprio condono, più largo e più profondo della pace fiscale.

Perché i conti della Lega sarebbero sbagliati

I 60 miliardi di cui parla la Lega sono una cifra distante da quella dell’Agenzia delle entrate (confermata anche dalla Corte dei Conti). La pace fiscale di Salvini dovrebbe consentire ai debitori fiscali di mettersi in regola pagando massimo il 25% del dovuto. Un maxi sconto che, nelle idee di Salvini, servirebbe da propellente per spingere i contribuenti a saldare i debiti con lo Stato. Secondo le stime dell'Entrate, sarebbero 800 miliardi i crediti totali che l’Agenzia vanta nei confronti dei cittadini.

Molti di questi, però, sono oggi inesigibili per i più svariati motivi. Basti pensare a contribuenti deceduti e senza eredi, imprese cessate per fallimento, soggetti nullatenenti o individui che hanno solo la titolarità della loro prima e inviolabile casa. Degli 800 miliardi, solo una cinquantina sarebbero quelli su cui si può contare un recupero e su cui il Governo può realmente considerare di fare cassa.

In tale ottica, la pace fiscale di Salvini, con i suoi sconti, porterebbe ad incassare al massimo 13 miliardi di euro. Questo quanto riportato in un eloquente articolo del Corriere della Sera.

I contenziosi

Ecco che allora si inizia a pensare al 'condono tombale', una misura che la Lega conosce bene, perché nel 2002 ne approvò uno durante il governo Berlusconi.

Il condono classico, cioè la pace fiscale di cui si parla nel contratto di governo, cancella solo i debiti iscritti a ruolo, cioè le cartelle. Il condono tombale, oltre a questi, cancella anche qualsiasi accertamento verso il contribuente che aderisce. Un vero e proprio saldo e stralcio dei debiti, usando un termine comune nel mondo delle finanziarie. La nuova idea, oltre che i debiti passati a ruolo con Equitalia o altri concessionari alla riscossione, andrebbe a guardare anche ciò che è finito in mano alle Commissioni Tributarie. In pratica, non solo le cartelle e i debiti a ruolo entrerebbero in questa sanatoria totale, ma anche tutte le liti pendenti ed i contenziosi già avviati in tutti i gradi delle Commissioni Tributarie.