Non c'è pace per le strade di Barcellona, capitale della Catalogna. Dal 22 febbraio le violenze sono continuate intensificandosi lo scorso fine settimana. Non solo nella capitale catalana, ma anche a Madrid sono scoppiate violente proteste da parte di un gruppo di circa trecento giovani. Sono 14 le persone fermate a Barcellona e, secondo quanto riportato da diverse agenzia stampa, tra loro ci sarebbero anche 6 italiani.
La guerriglia urbana è stata causata dall'arresto di Pablo Hasél, rapper catalano favorevole alla separazione dalla Spagna. L'artista attraverso le sue canzoni e il frequente invio di tweet, aveva prima attaccato le istituzioni spagnole, poi si era pesantemente rivolto alla casa Reale dei Borbone di Spagna.
L'ex sovrano Juan Carlos I era stato appellato come "un re marcio, corrotto e donnaiolo che ruba al popolo", mentre il figlio, l'attuale re Felipe VI "un inetto e corrotto come il padre". L'arresto, e la condanna a nove mesi di carcere del rapper, ha scatenato la guerriglia nella città di Antoni Gaudì. Gli ultimi gravi fatti si sono verificati sabato 27 febbraio, quando è stato attaccato il Commissariato della Guardia Civil: un blindato è andato in fiamme e tre agenti sono rimasti feriti.
Un altro gruppo armato di bastoni, spranghe e mattoni ha attaccato, invece, i negozi del centro in Passeo de Gracìa.
È guerriglia nel centro della capitale catalana, bruciati negozi di lusso. Danni per milioni di euro
La scintilla della violenza è scoppiata quando il rapper Hasél, militante indipendentista d'estrema sinistra, dopo l'avviso che sarebbe stato arrestato, si è barricato nell'ufficio del rettorato dell'Università di Lerida, in Catalogna, a un centinaio di chilometri da Barcellona. L'artista, molto famoso tra i giovani catalani, aveva già alle spalle alcune denunce per violenza verbale, insulti a un poliziotto e ingiurie alla Corona di Spagna. I Mossos d’Esquadra per tutta la notte del 23 sul 24 febbraio, hanno mediato con una pletora di studenti.
Soltanto all’alba di mercoledì, il rapper è stato stanato dagli agenti antisommossa che lo hanno portato via in manette sotto un’incessante sassaiola. La notizia ha fatto il giro della Spagna immediatamente e già nella serata del 24 febbraio erano in programma manifestazioni non autorizzate a Barcellona, Madrid e in altre città spagnole. Manifestazioni che sono degenerate subito in violenti scontri con la Guardia Civil e i Mossos d'Esquadra. Una ventenne ha perso irrimediabilmente un occhio per il lancio dei proiettili di foam da parte della polizia catalana.
Il sindaco Ada Colau ha lanciato un appello per fermare gli scontri. Sono decine gli arresti e i feriti
Nell’occhio del ciclone è finito il Governo di Pedro Sánchez e, soprattutto, il suo alleato Pablo Iglesias, leader di Podemos, che si è schierato "In solidarietà dei giovani antifascisti che hanno manifestato per la libertà d’espressione e contro la prigionia di Hasél".
Le sue parole potrebbero incrinare il rapporto di alleanza con i Socialisti e aprire alla crisi politica. Mentre a Barcellona, Madrid, Tarragona e Lerida auto e cassonetti dell'immondizia venivano dati al fuoco con bottiglie incendiarie.
Immediata la risposta della prima vicepresidente Carmen Calvo che ha ricordato al suo alleato in un'intervista a Cadena Ser, ripresa dal quotidiano elPeriodico: "Nessun diritto può essere difeso o espresso con la violenza", spiegando che chi ricopre cariche pubbliche deve assumersi "la responsabilità". "Una cosa è difendere una democrazia che chiede libertà di espressione e un'altra è incoraggiare una situazione in cui abbiamo visto feriti e arresti. Ciò è irraggiungibile nell'ambito della nostra responsabilità di funzionari pubblici".
Ma dopo quattro giorni di silenzio, il premier Sánchez ha parlato. Senza citare espressamente il suo alleato Iglesias, ha preso le distanze da lui e dalla campagna di sostegno che Podemos sta attuando per l’artista in carcere. Sánchez ha dichiarato venerdì scorso: "Inaccettabili gli atti di vandalismo e di violenza che questa notte ha subito Barcellona", ha dichiarato il premier spagnolo alla stampa e in un tweet, aggiungendo: "Tutto il nostro appoggio alla Polizia locale, ai Mossos e agli agenti di Polizia".
Sánchez ha preso le distanze dalle dichiarazioni di Iglesias in sostegno ai manifestanti violenti
Il Presidente del Consiglio, tuttavia, non ha voluto sganciare l'alleato e si è affrettato ad annunciare: "Miglioreremo la tutela della libertà d’espressione", un segno tangibile che il suo esecutivo rivedrà la severa legge che condanna al carcere chi offende e calunnia le teste coronate. Una revisione che non piacerà ai tanti “juancarlisti”.