L'opzione di pensionamento contributiva, più conosciuta come Opzione Donna, è un argomento che ha fatto discutere parecchio ed ha generato dubbi e controversie, negli ultimi tempi.

Che cos'è l'Opzione Contributiva

Si tratta di una possibilità, riservata sinora soltanto alle donne, che consente il pensionamento con 57 anni d'età (ora 57+ 3 mesi, per l'adeguamento alla speranza di vita) per le lavoratrici dipendenti, 58 anni per le autonome(+ 3 mesi), e 35 anni di contributi. Tale forte anticipo rispetto alla normativa attuale (DL 201/2011), comporta però una penalizzazione, poiché il trattamento pensionistico è calcolato interamente col metodo contributivo, anzichè, in parte, col retributivo , notevolmente più vantaggioso.

Non esiste una penalizzazione fissa, ma varia notevolmente a seconda dei casi, poichè il contributivo è una metodologia che si basa sui contributi versati nell'arco della vita lavorativa, mentre il retributivo si basa sulle ultime annualità di stipendi percepiti e sul numero complessivo di settimane assicurate; in generale, possiamo comunque affermare che la penalizzazione sia minore nei casi di differenziale minimo tra retribuzione dei primi e degli ultimi anni di contribuzione.

Ultimamente, tale opzione ha dato adito a numerose discussioni, poiché, sebbene il dettato originario della legge che l'ha istituita, la L. 243/2004, stabilisca chiaramente che sia possibile utilizzarla per chi matura i requisiti entro il 31.12.2015, la circolare Inps 35 /2012 aveva notevolmente ristretto la platea delle destinatarie, mediante l'applicazione delle "finestre mobili" di 12 mesi (18 per le autonome), stabilendo che il 31 dicembre del 2015 dovesse essere non la data ultima di maturazione dei requisiti, ma di decorrenza del trattamento pensionistico.

Dunque, l'Istituto aveva di fatto chiuso l'Opzione con oltre un anno di anticipo, seppure il suo operato sia stato dichiarato palesemente illegittimo dalla Commissione Lavoro, ed in seguito dal Governo stesso, nel novembre 2013, poichè l'interpretazione della circolare travisava evidentemente la legge.

Ora, l'ultima bozza del testo di Riforma della Pubblica Amministrazione pervenuto, con l'articolo 4 (ribattezzato Repubblica Semplice), sembrerebbe metter fine a contrasti, dubbi ed incertezze: difatti, si propone non solo l'estensione dell'Opzione Contributivo sino al 2018, ma anche la possibilità di fruirne per gli uomini, sia del settore pubblico che di quello privato.

Certamente, per la maggior parte dei lavoratori non sarebbe una possibilità molto conveniente, poiché la penalizzazione esiste, ed è abbastanza cospicua: tuttavia, soprattutto per le categorie di over 50 che rischiano di restare senza lavoro né pensione, e per tutti quei lavoratori che, per cause di salute o familiari, hanno difficoltà a permanere in servizio, si tratta di una vera ancora di salvezza.

Le altre forme di pensionamento anticipato

Per i lavoratori che abbiano maturato  almeno 35 anni di contributi entro il  31.12.2012 e che possedevano, alla stessa data, i requisiti di pensionamento pre-riforma, permane la possibilità di cessazione a 64 anni .

Anche le lavoratrici del settore privato possono andare in pensione a 64 anni, qualora abbiano , al 31.12. 2012 , almeno 20 anni di contributi e 60 anni d'età ( cd. salvaguardia per nati nel '51 e nel '52).

Infine, per i soli statali, è prevista, dalla Bozza di Riforma, la possibilità di utilizzare il part-time negli ultimi 5 anni che precedono la pensione, usufruendo comunque dell'assegno pensionistico pieno.