Il decreto Renzi-Madia sulla riforma della pubblica amministrazione offre spunti di riflessione per quanto riguarda il futuro del lavoro in Italia, soprattutto in ottica Pensioni: ciò che balza immediatamente agli occhi è il brusco cambiamento di direzione intrapreso dal governo rispetto alla linea adottata dalla riforma Fornero e dall'esecutivo con a capo Mario Monti.


Governo Renzi, riforma Madia, inversione di marcia rispetto alla legge Fornero

Se prima si tendeva ad un proseguimento dell'attività lavorativa fino ai 70 anni (e possibilmente oltre), ora si cerca di disincentivare la permanenza al lavoro, attraverso diversi provvedimenti come l'eliminazione del trattenimento in servizio, con poche eccezioni come quelle riservate ai magistrati.


La riforma Monti-Fornero intendeva 'premiare' il lavoratore con coefficienti di trasformazione tanto più alti quanto più in là si fosse lasciato il proprio posto di lavoro (come recita l'articolo 24, comma 4, secondo periodo del Dl 201/2011). Questa disposizione aveva già trovato contraddizioni nel Dl 101/2013, dove in pratica veniva affermato che il dipendente pubblico poteva continuare a lavorare oltre il limite dei 65 anni solo nel caso gli venisse concesso il trattenimento in servizio. 


Con il decreto Renzi-Madia, in pratica, viene abbattuto anche quest'ultimo paletto, visto che il trattenimento in servizio è stato abrogato: di fatto, quindi, si intuisce come, in futuro, risulterà impossibile arrivare alla fatidica soglia dei 70 anni, incentivati, in un primo momento, dalla riforma Fornero che 'stuzzicava l'appetito' promettendo pensioni più elevate.